Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 01 Marzo 2005 12:43

2 - Giovani e rischio

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Rischio, trasgressione, sfida, gioco pericoloso, sembrano essere diventate le 
parole chiave per descrivere alcuni comportamenti degli adolescenti. L’adolescenza è un momento in cui il 
ragazzo desidera "rischiare". Ogni volta che si supera un’esperienza
potenzialmente pericolosa, ci si sente potenti, accettati, infallibili.

 

E’ un’età in cui correre rischi
 significa accettarsi, farsi accettare e trionfare rispetto alle ansie,
alle paure e al senso di inadeguatezza, che accompagnano questa fase
 della vita.

L’adolescenza è caratterizzata da una
generale tendenza a manifestare la sofferenza psichica attraverso il
 cosiddetto acting-out, cioè la scelta inconsapevole di agire, non
potendo esprimere il proprio disagio in altro modo. I comportamenti a 
rischio possono essere anche un tentativo di mettere alla prova le
 proprie capacità in fatto di abilità o di competenza psicofisica.

Il periodo di maggiore rischio per
l’iniziazione all’uso di alcool è fra gli 11-15 anni e per i
cannabinoidi fra i 15 e i 17 anni come per l’eroina dai 18 ai 25 anni.

Il 30% dei consumatori adolescenti di
alcol è da considerarsi "problematico", anche se solo una parte minima
di questi hanno un rapporto d’uso abituale e pesante.

Il rischio in Italia.

Per il 90% dei ragazzi fra
i 14 ed i 22 anni di Roma, Napoli e Milano intervistati in profondità
 da psicologi, il rischio è soprattutto una sfida personale, un modo per
definire se stessi, un’auto-affermazione.

Le motivazioni.

Si rischia per essere notati (90%) o per sentirsi parte di un gruppo (80%), ma anche per vincere la paura (70%).

Le situazioni.

Nella maggior parte dei
casi si rischia quando si è in compagnia (90%) o per combattere un
momento di sconforto (70%), molto meno quando ci si sente felici (60%)
o soli (50%).

I comportamenti.

I ragazzi italiani
 ritengono più rischiosi quei comportamenti che creano problemi nelle
relazioni interpersonali (contrapporsi ai genitori, sfida con altri
giovani, emularsi) (70%), seguiti lontano dall'assunzione di sostanze
(che alcuni associano ai precedenti) e dalla guida pericolosa (circa la
 metà dei ragazzi intervistati).

 

Dalle testimonianze dei ragazzi 
intervistati che hanno vissuto esperienze di rischio traumatiche,
 emerge che il rischio è un modo per superare i propri limiti, per
 colmare un vuoto interiore, per crearsi un'identità. Molto spesso i
giovani reputano gli eventi vissuti, come una fatalità o una fonte di
eccitazione. Da queste affermazioni si deduce una enorme fragilità , un
 deficit strutturale.

Secondo questi i ragazzi, il mondo 
degli adulti non ha possibilità di incidere sui loro comportamenti a
 rischio perché "nessuno può aiutarti ad evitare il rischio".

Questa è una convinzione che, a vari
livelli, ritorna in tutti gli adolescenti quando si parla di
prevenzione. I giovani mostrano sfiducia nei confronti delle campagne 
di prevenzione: "perché, dicono, non considerano le vere 
motivazioni alla base di una decisione rischiosa, né mettono in risalto 
i danni psicologici - accanto a quelli fisici - di un dato comportamento".

I messaggi ritenuti più efficaci sono
quelli non impositivi, che non danno valutazioni, preferibilmente
ironici e affermativi; i messaggi repressivi e negativi vengono 
rifiutati.

Il rischio in Europa.

Per i giovani europei fra 
i 14 e i 22 anni di Francia, Germania, così come per i loro coetanei 
italiani, il rischio è essenzialmente una sfida positiva. Al contrario, 
per gli spagnoli il concetto è duplice: da una parte il pericolo e
 dall'altra il divertimento. In Grecia il rischio viene percepito come 
uno strumento di crescita personale, mentre i ragazzi britannici lo
 collegano all'eccitazione e ad una "botta di adrenalina". In tutti i
 casi al rischio viene associata comunque la ricerca di esperienza o la
 crescita individuale. A differenza dell'Italia, dove si rischia per 
essere notati e far parte di un gruppo, la ricerca di esperienze è la 
molla che fa scattare la decisione in Francia, mentre i giovani greci e
britannici sostengono che il rischio è parte integrante dell'essere 
giovani.

Per quanto riguarda i comportamenti 
che i giovani considerano maggiormente a rischio, l'uso di droghe 
ricorre praticamente in tutti i Paesi, fatta eccezione per l'Italia,
 dove nella gerarchia prevale la problematica relazionale, ed il Regno 
Unito, dove i comportamenti sono più legati ad un rischio immediato 
(violenza fisica, risse, camminare sui parapetti dei ponti o sui bordi
dei porti) che non ad un comportamento con conseguenze a più lungo
 termine.

 a cura di Cristiana Gatto e Francesca Silvi - Psicologhe

 

Letto 2615 volte Ultima modifica il Lunedì, 02 Dicembre 2013 07:56

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