Famiglia Giovani Anziani

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Martedì, 01 Marzo 2005 13:45

EDUCARE AL CAMBIAMENTO - Parte 3/3

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EDUCARE AL CAMBIAMENTO

· Interrogativi per un’educazione al cambiamento · Quale cambiamento? · Che cosa significa educare? · Educazione diretta o indiretta? · Quali le difficoltà? · Pro-memoria per ogni educatore.

Terza Parte

UN PICCOLO "PRO-MEMORIA" PER L'EDUCATORE (E PRIMA DI TUTTO PER ME)

Mi permetto di riassumere ed esplicitare ulteriormente il discorso precedente sotto forma di un sintetico pro-memoria.

Negativamente:

non pretendere, educatore, di formare l'altro
secondo un tuo modello precostituito di uomo (sarebbe violenza e per lo
più illusione), ma impegnati a fornire all'altro gli strumenti e a
suscitare la consapevolezza perché sia lui a poter scegliere chi vuole diventare;

non presentarti mai come maestro o guru, diventi
manipolatore se non stupratore delle coscienze, ma poniti come adulto
che si mette a disposizione dell'altro per fare un tratto di cammino
con lui;

non lasciarti sconvolgere dai tuoi errori,
riconoscili, interpretane il messaggio positivo e constaterai che
possono diventare i nostri migliori maestri.

Positivamente:

è indispensabile competenza tecnica sempre da aggiornare, ma insieme passione educativa,
un dato originario fatto di intuizione, slancio, dedizione,
flessibilità, capacità di ascolto, empatia, fantasia, potenzialità che
si possono affinare, ma non creare; se non ci sono in te, è meglio per
te e per tutti... cambiare mestiere;

apprezza sempre apertamente il buono
che l'altro fa e in particolare, se non soprattutto, talvolta, il
superamento di ostacoli suoi, errori e anche scacchi: lo aiuti a
imparare ad affrontare la vita; correggi se necessario, è tuo compito,
però attiva sempre nell'altro la scoperta personale di come
trovare una via di superamento; un buon equilibrio tra apprezzamento e
correzioni è indispensabile perché l'altro acquisisca la misura del
proprio valore;

instaura relazioni sane, quindi conosci al meglio te
stesso, è la condizione per conoscere un po' più a fondo il tuo
interlocutore;

coltiva te stesso e acquisisci la consapevolezza dei tuoi sentimenti perché passano sempre nell'altro e impara a gestirli.

Ricordati soprattutto che prima del ruolo viene la persona,il suo spessore, profondità, umanità. Educare è alla radice una
relazione misteriosa tra l'essere dell'adulto e quello in divenire
dell'educando. Se non esisti come persona non susciti all'essere nessuno

E in quanto cristiano diventa consapevole che tu
semini, ma a far crescere è solo lo Spirito del Signore, come rammenta
Paolo ai Corinzi (1 Cor 3,7). Questo è fonte di senso di responsabilità
e anche di grande serenità.

Sì, amico educatore, proprio di serenità. Tu hai
fatto tutto il tuo possibile, a cominciare dall'arricchimento della tua
interiorità. Semini. In questo tuo possibile è il Signore a lavorare. E affidati, operosamente alla sua Sapienza.
Educare è atto supremo di speranza. Tu lavori per l'invisibile, il
futuro dell'altro che non conosci, che non è nelle tue mani. Dopo aver
seminato fa' come il contadino della parabola, dorme sonni tranquilli
perché sa che non è lui a far crescere e maturare il seme in stelo, poi
in spiga e grano buono. Però semina. Con intelligenza, cura e amore.

 

CARLO CAROZZO

Direttore de IL GALLO – Genova

(famiglia domani 1/99)

Letto 2051 volte Ultima modifica il Sabato, 30 Aprile 2005 22:29

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