Ecumene

Venerdì, 04 Febbraio 2011 14:02

Senza i protestanti non si cammina verso l'unità (vi.pri.)

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Jean-Arnold de Clermont, presidente della Kek dal 2003 al 2009, organismo che riunisce evangelici e ortodossi del Vecchio Continente, reagisce ai rumors di un’alleanza tra Roma e Mosca in chiave antiprotestante. E ammette che, dopo Sibiu, non è facile prevedere se ci sarà una quarta assemblea ecumenica europea.

Senza i protestanti non si cammina verso l'unità

di vi. pri.

Parigino, classe ‘41, Jean-Arnold de Clermont è pastore della Chiesa riformata di Francia e, dal 2004 al 2009, è stato il presidente della Conferenza delle Chiese europee (Kek), l’organismo che raggruppa le Chiese ortodosse, evangeliche, anglicane e veterocattoliche del Vecchio Continente. In tale veste, è stato uno dei protagonisti della terza Assemblea ecumenica europea, che si è svolta a settembre 2007 a Sibiu, in Romania.

Per molti osservatori l’assemblea di Sibiu ha mostrato tutte le difficoltà dell’ecumenismo e le divisioni tra e nelle Chiese. Condivide questo giudizio?

«Tutto il mondo delle Chiese è diviso. Ciò che oggi è importante è che l’unità visibile della Chiesa di Cristo sia rafforzata non solo da un dialogo teologico, che è necessario, ma dal coinvolgimento e dalla speranza delle persone nelle Chiese. Sibiu, in questo senso, è stata un’occasione eccezionale come spazio di dialogo e di testimonianza comune in Europa e nel mondo».

Se sul piano teologico, come ha dichiarato il cardinale Kasper, è finito il “metodo delle convergenze” quali sono i passi futuri?

«Si può anche ricordare che a Sibiu il metropolita Kirill ha detto che la salvezza attraverso la sola fede è pericolosa per l’ecumenismo. E il vescovo luterano, Wolfgang Huber, presidente della Chiesa evangelica tedesca, ha dichiarato che non ci sono speranze se non cambiamo la nostra ecclesiologia. Sono sicuro che i problemi ecclesiologici sono principalmente questioni teologiche: l’autorità nella Chiesa, il riconoscimento delle diversità tra le Chiese, la questione femminile. A mio parere la situazione non migliorerà rapidamente, ma cambierà quando ci sarà una comune testimonianza del popolo delle Chiese. Da tempo dico ai teologi che dovrebbero ascoltare la gente. E la gente a Sibiu ha detto che, nonostante le difficoltà, vuole andare avanti nel dialogo, vuole lavorare insieme anche se i teologi non sono d’accordo».

All’orizzonte sembra profilarsi una sorta di “grande alleanza” tra Chiesa cattolica e Ortodossia sui temi etici. Per il mondo protestante questo è un problema?

«E’ meraviglioso che cattolici e ortodossi lavorino insieme, che ci sia un rinnovamento delle relazioni tra il patriarcato di Mosca e la Chiesa cattolica e che alcuni passi siano stati fatti. E non temo che un giorno il patriarcato di Mosca dica: “Lascio le relazioni con le Chiese protestanti della Kek e le inizio con la Chiesa cattolica”. Anche se ci sono conflitti e difficoltà, non credo si possa dimenticare e abbandonare la storia che abbiamo in comune per qualcosa di nuovo che dovrebbe nascere senza di noi».

Ma c’è chi spinge in questa direzione...

«E’ vero, ci sono alcuni che dicono: “Lasciamo i protestanti per conto loro, sono troppo liberal, troppo occidentalizzati”. Lo ha detto, per esempio, il vescovo ortodosso russo Hilarion, e anche a Sibiu abbiamo sentito queste cose. Ma chi ci accusa di essere secolarizzati lavora su una caricatura nostra e dell’Europa. E’ stupido sostenere che nelle nostre Chiese c’è un vuoto di domande etiche. Abbiamo etica, principi e vita, ma ci troviamo di fronte a questioni che gli ortodossi russi non considerano, né lo fa il Vaticano. E invece dovrebbero farlo. Non è un vuoto di valori, ma un’etica che guarda alle domande dell’oggi, senza rifugiarsi nel passato pensando che ieri tutto sia stato già detto. Non è così, dobbiamo affrontare le sfide, fare i conti con la complessità del presente. E’ difficile, certo, e su questo i protestanti sono divisi anche tra di loro. Ma resto fiducioso».

D’altra parte, anche le Chiese pentecostali sui temi dell’etica sono più vicine alla Chiesa cattolica e all’Ortodossia..,

«Ho esperienza della Federazione delle Chiese protestanti francesi, che unisce Chiese luterane, riformati, evangelici e pentecostali, La Federazione e i pentecostali sono insieme perché hanno scoperto che, ciascuno con i suoi principi, non sapevano come rispondere alle domande della gente. Per questo si sono detti che bisognava discuterne insieme, anche se i pentecostali hanno un approccio conservatore ai problemi etici, più simile a quello della Chiesa cattolica ufficiale o dell’Ortodossia».

Ci sarà una quarta assemblea ecumenico europea?

«Non so. Se ci dovesse essere, vorrà dire che con la Chiesa cattolica avremo chiarito alcune questioni circa le responsabilità che abbiamo gli uni verso gli altri. Non era il caso di farlo prima di Sibiu, ma di sicuro questo ha inciso sulle difficoltà che abbiamo avuto in Romania. Mi riferisco anche a problemi secondari, come per esempio il grado di rappresentatività negli organismi: i rappresentanti della Kek impegnano le loro Chiese direttamente nel movimento, mentre per la nostra controparte, il Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee), non è la stessa cosa a livello istituzionale. Oggi, se dovessi progettare una quarta assemblea ecumenica, proporrei alla Kek e al Ccee di pensare a un’assemblea più giovane. I giovani a Sibiu hanno dato speranza, hanno aiutato a cambiare la pessima prima bozza di documento finale. Questo va tenuto in conto. E il miglior contributo che come Chiese possiamo offrire all’Europa».

A Sibiu i movimenti ecclesiali sono stati molto protagonisti. Questo può creare qualche problema alle Chiese locali?

«La vita delle Chiese è basata sulla dimensione istituzionale e su quella di rete. Alcuni troveranno il loro posto nell’istituzione, che ha la capacità di mantenere la memoria della tradizione di ciò che abbiamo alle spalle da secoli; altri nel network che aiuta le Chiese a vedere nuove tensioni e possibilità per la testimonianza oggi. Se non ci mettiamo uno contro l’altro, ma capiamo la nostra complementarietà, allora siamo nel giusta direzione».

(da Jesus, gennaio 2008)

Letto 5197 volte Ultima modifica il Venerdì, 18 Marzo 2011 17:40
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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