Ecumene

Sabato, 02 Luglio 2011 19:47

Luterani a Milano. Volontà di dialogo (Rosangela Vegetti)

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La diocesi ambrosiana ha ospitato alcuni eventi significativi nell'ambito dell'ecumenismo. Confrontandosi, si scopre che il dialogo sta portando a maturazione frutti preziosi.

La chiesa luterana in Milano si potrebbe dire sia stata la principale protagonista della recente Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani sia per eventi che per personaggi presenti in città. Da anni questa comunità, pur essendo di minoranza e piuttosto dispersa sul territorio lombardo, esprime una dinamica partecipazione alla vita cittadina e alle attività del Consiglio delle chiese cristiane di Milano.

Un primo evento è stata la presenza di una nutrita delegazione della chiesa luterana unita di Germania (VELKD - www.velkd.de) - guidata dal suo vescovo capo Johannes Friedrich di Monaco di Baviera, e dal vescovo Friedrich Weber presidente del Consiglio delle chiese cristiane di Germania - ,che ha sostato in città alcuni giorni nel suo viaggio verso Roma dove è stata ricevuta da Benedetto XVI. La VELKD è formata da chiese luterane che lavorano per unificare e sviluppare gli aspetti centrali della loro vita ecclesiale: liturgia, diritto ecclesiastico, dottrina, catechismi, rapporti con la Federazione luterana mondiale (FLM) e la chiesa cattolica, e molto altro ancora. La VELKD riunisce oggi circa 11 milioni di luterani in Germania.

Una pianta di melograno

A Milano la delegazione ha incontrato l'arcivescovo Tettamanzi e le autorità e istituzioni luterane, ha visitato la Biblioteca Ambrosiana e ha incontrato la cittadinanza e i membri del Consiglio delle chiese per la piantumazione di un alberello di melograno nel giardino della basilica di San Marco dove, secondo tradizione, Lutero soggiornò nel 1510, anche lui allora in viaggio verso Roma, quando la chiesa ospitava il convento degli agostiniani. L'albero rientra nel progetto celebrativo dei 500 anni dall'esposizione delle Tesi di Wittenberg (1517) che segnarono l'inizio del processo riformatore di Lutero: la città di Wittenberg ha inaugurato nel 2009 un vasto Giardino di Lutero che ospiterà alberi provenienti da tutto il mondo in segno di piena unità tra tutti i cristiani. Ed è stato lo studio milanese di Andreas Kipar, architetto-paesaggista, membro della comunità luterana milanese, a disegnarne il progetto.

Per la Federazione luterana mondiale, la celebrazione del centenario dev'essere di grande portata ecumenica nel cammino dell'unità dei cristiani: la Riforma non deve essere motivo di divisione ma di ritrovata unità. E cosa meglio di un giardino con alberi che provengono da tutto il mondo e che crescono insieme nel corso degli anni, alberi di speranza, a dare segni di profezia e di futuro? La diocesi di Milano ha partecipato all'inaugurazione del Giardino nel novembre 2009 allorché la chiesa evangelica luterana in Italia piantò un albero d'ulivo, e adesso sono stati i vescovi luterani tedeschi a ricambiare il dono.

La sfida del pluralismo

Il vescovo Johannes Friedrich ha partecipato ad una tavola rotonda presso la chiesa cristiana protestante milanese sul tema Il pluralismo religioso e culturale: una sfida per la coesione sociale in Europa con la scrittrice islamica Sumaya Abdel-Qader di Milano. E la serata stessa era proposta, oltre che dalla chiesa luterana, dalla Casa della cultura, dal Centro culturale protestante, dalla Comunità di Sant'Egidio e dal Goethe Institute Mailand, per dire una varietà di soggetti operanti sul territorio. Per la coesione dell'Europa la sfida è data proprio dal pluralismo religioso e culturale; compito quindi di ogni cittadino, unitamente alle chiese e alle religioni presenti sul territorio europeo è quello di farsi responsabili del futuro del continente assumendo su di sé il dovere di accoglienza, di dialogo e di condivisione, a partire dalla vita quotidiana di ciascuno.

Il vescovo Friedrich ha svolto un'ampia lettura storica della situazione religiosa in Germania dicendo tra l'altro: «Nonostante esistesse in Germania un relativo pluralismo, vi furono due questioni politico-religiose rimaste irrisolte. E il fatto che in quei casi si fosse fallito, in retrospettiva ci deve riempire di dispiacere anzi di vergogna. Da un lato, vi fu la situazione dei cristiani che non appartenevano a nessuna delle confessioni riconosciute come ad es. i "battisti/anabattisti". Queste comunità venivano considerate "sette", erano vietate dalle leggi statali e venivano perseguitate in parte in modo molto crudele, e ciò purtroppo anche da uomini di chiesa della nostra confessione. Se volevano sopravvivere, a loro rimase in fondo soltanto la possibilità di emigrare nelle colonie inglesi in America e più tardi negli USA. L'altro tema che riempie di vergogna, fu la situazione degli ebrei. La loro esistenza non fu nemmeno menzionata negli accordi di pace di Augusta (1555) e di Muenster (1648). Eppure, in Germania esistevano degli ebrei almeno dall'inizio del medioevo».

Attorno al 1960, nella maggior parte degli stati europei vi era un certo pluralismo religioso, ma il rapporto reciproco tra le grandi chiese (confessioni) era contrassegnato da una forte presa di distanza. Fu sulla spinta del concilio Vaticano II che si rafforzò il movimento ecumenico. Adesso serpeggia dovunque il senso della paura di fronte alla complessità della vita e alle diversità religiose che si inseriscono nelle società nazionali. La sfida dunque è aperta e tocca religioni e popolazioni in egual misura.

Nella Germania di oggi

Quanto poi alla situazione attuale della Germania sotto profilo della sociologia religiosa, «secondo la statistica più recente - ha detto il vescovo Friedrich -, vi sono nel nostro paese 24,9 milioni di cristiani cattolici e 24,2 milioni di cristiani evangelici, vale a dire poco più del 30% nel primo caso e poco meno del 30% nel secondo caso. Vi si aggiungono ca. 350.000 membri di chiese evangeliche libere (cioè non appartenenti alle chiese evangeliche "classiche") e 1,2 milioni di cristiani ortodossi. Oggi, la Germania conta nuovamente 200.000 ebrei - soprattutto a causa dell'immigrazione dall'ex Unione Sovietica -, di cui però solo poco più della metà appartengono effettivamente ad una comunità ebraica. Grande attenzione sociale destano i circa 4 milioni di musulmani in Germania. E poi vi sono gruppi piccoli di buddisti e di indù e comunque poco oltre 17 milioni di persone che non si sentono appartenenti ad alcuna religione». Ed è proprio questa realtà del popolo senza alcuna religione che porta tutte le chiese ad un'attenzione particolare verso il senso della missione.

La nuova evangelizzazione

Al centro degli incontri promossi dal Consiglio delle chiese cristiane di Milano (CCCM) per la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani va riconosciuta la tavola rotonda sul tema A 101 anni da Edimburgo: Ecumene e Missione, con le relazioni del vescovo luterano Friedrich Weber, presidente del Consiglio delle chiese cristiane in Germania, e del vescovo cattolico Franco Giulio Brambilla, vicario per la cultura e l'ecumenismo della diocesi ambrosiana.

Due interventi importanti che fanno il punto su un secolo di faticosi passi compiuti dalla chiese cristiane europee verso la reciproca accoglienza, ma anche testimoniano i traguardi raggiunti e la comune speranza di farsi, insieme, testimoni fedeli dell'annuncio evangelico in un tempo, come l'attuale, in cui la missione evangelizzatrice è di nuovo pressante soprattutto in Europa. «La sfida ecumenica per tutti i credenti - afferma mons. Brambilla -, soprattutto nell'attuale contesto di concorrenza delle religioni, mi sembra si possa riassumere così: dalla testimonianza comune alla conversione al Dio vivo e vero, al Dio dell'evangelo di Gesù, a cui la chiesa/le chiese devono essere totalmente relative e dedicate».

Il movimento ecumenico è nato un secolo fa sulla spinta propulsiva della missione e sul terreno delle missioni nel mondo si sono confrontati e scontrati metodi e limiti della predicazione e della pastorale, ancora non è del tutto scontato il camminare comune e rispettoso delle differenze. «Pregare e agire in modo ecumenico non è una cosa automatica - afferma il vescovo Weber - e prima che Dio faccia nascere un'unità da ciò che è diviso, c'è bisogno della nostra fatica, della nostra disponibilità a fare insieme tutto ciò che è necessario». L'ecumenismo è una pianta molto giovane che va curata, protetta e alimentata con l'apporto di ogni credente che si deve sentire responsabile nell'annuncio dell'unica parola di salvezza che è Cristo salvatore.

«Raccomandiamo - dice ancora il vescovo luterano - di trovare il modo per sperimentare attività che ci uniscano: la preghiera l'uno per l'altro e per l'unità, pellegrinaggi ecumenici, formazione teologica e studio in comune, iniziative sociali e diaconali, progetti culturali, sostegno della vita della società basata su valori cristiani». L'auspicio è che le comunità cristiane si considerino comunioni di fratelli e sorelle nella stessa fede ricordando quanto è stato detto alla terza Assemblea ecumenica europea di Sibiu (2007) che ha invocato la testimonianza comune delle chiese nella realtà spirituale e politica dell'Europa.

C'è accordo sulla santa cena

Come si può andare avanti? si è domandato il vescovo luterano. «Dal punto di vista luterano, è giunto il tempo di avviare un processo per una dichiarazione congiunta su santa cena o eucaristia, analogamente a quanto successo per la Dichiarazione congiunta sulla giustificazione. Tale comune Dichiarazione sulla santa cena potrebbe mostrare che la disputa e le reciproche condanne sulla questione della distribuzione sotto le due specie, quindi pane e calice, sono essenzialmente eliminate dalle prese di posizione del concilio Vaticano II e dalle riflessioni fondamentali sull'uso della santa cena in conformità con la sua istituzione. Anche sulla questione della presenza reale di Gesù Cristo, che si offre nel pane e nel vino per essere ricevuto grazie allo Spirito di Dio, si è raggiunto un sostanziale accordo come nella questione del sacrificio della messa».

La sfida sta, dunque, in un radicale rinnovamento spirituale della comunità a partire dal rinnovamento spirituale delle persone nella consapevolezza che la vita intera va orientata al Cristo crocifisso e risorto e che l'essenza della comunità di Gesù Cristo è la sua stessa missione perché nessuno riceve veramente aiuto se non ritorna alla comunione col Padre. 

Rosangela Vegetti

(da Settimana, n. 6, anno 2011)

Letto 5350 volte Ultima modifica il Martedì, 12 Luglio 2011 11:59
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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