Ecumene

Giovedì, 17 Novembre 2011 19:20

Dialogo e confronto sull'etica. Sessione SAE 2011 (Giovanni Cereti)

Vota questo articolo
(1 Vota)

"Camminare in novità di vita". Dopo venticinque anni, il SAE è tornato a dedicare la sua sessione di formazione ecumenica al tema dell'etica in generale. Tema di particolare rilevanza, se è vero che proprio nel campo dell'etica sono aumentate in questi anni le divergenze tra le confessioni cristiane.

La questione morale è avvertita come di particolare urgenza nel momento attuale, in cui sembra che non ci sia limite al degrado etico, sociale, culturale nel quale è sprofondata la nostra Italia. Un degrado che non riguarda solo il nostro popolo, ma che nel nostro paese viene vissuto da molti con particolare sofferenza, anche perché esso viene spesso addebitato ad una mancata formazione all'etica civile e sociale di cui grande responsabilità porterebbe la comunità cattolica.
Per questo motivo il Segretariato di attività ecumeniche (SAE), a distanza di circa venticinque anni da un'altra sessione dedicata all'etica, ha consacrato il proprio incontro estivo - il 48°, celebrato dal 24 al 30 luglio 2011, a Chianciano Terme - ad una riflessione su etica ed ecumenismo, anche in vista di un rinnovamento della nostra vita civile. Un terreno, quello dell'etica, che dovrebbe unire i discepoli di Cristo che si ispirano concordemente al Vangelo, ma che purtroppo, nel momento attuale, viene considerato come piuttosto divisivo, per la diversità degli approcci e delle tradizioni confessionali, per le nuove sfide poste dallo sviluppo delle scienze, per i problemi posti dalla globalizzazione.
Come è possibile pronunciare parole comuni, quando lo stesso ethos che sembra stare dietro le diverse tradizioni ecclesiali appare tanto differenziato? E come è possibile rispondere insieme alle nuove domande, in un tempo in cui si incontrano e si scontrano culture e tradizioni religiose così diverse?
Il tema è apparso talmente vasto e complesso che si è preferito articolarlo in due sessioni, affrontando quest'anno la prospettiva più generale e riservando al 2012 l'analisi di problematiche particolari.

Etica ed ecumenismo

L'introduzione alla sessione è stata tenuta dal presidente Meo Gnocchi, che con grande dedizione e intelligenza continua a guidare il difficile cammino del SAE. Egli ha ricordato come il tema etico ha accompagnato la storia del Movimento ecumenico sin dalle sue origini, e come le grandi cause della pace, della giustizia, della difesa dei diritti dell'uomo e della salvaguardia della natura sono state un luogo che ha consentito una buona intesa e una stretta collaborazione fra i cristiani delle diverse Chiese, in particolare negli ultimi decenni con il processo conciliare "Giustizia, pace e salvaguardia del creato". Ha quindi delineato il percorso della sessione, che ha cercato di individuare non solo i fondamenti biblici e teologici dell'etica cristiana, ma anche quelli antropologici, distinguendo quattro "stili di etica" che modellano profondamente la testimonianza delle diverse Chiese.
Hanno quindi fatto seguito le relazioni che affrontavano il tema dell'Etica nella società globale. Antonio Autiero (Münster - Trento) ha individuato il carattere paradossale della "società globale", nella quale di fatto gli insegnamenti etici sono molto diversificati, ma nella quale esiste una globalità della comunicazione, una "interconnessione", che obbliga a giustificare le proprie scelte etiche di fronte alla società mondiale. In questa situazione, un'etica che privilegia il nostro "stare" (nel corpo, nelle relazioni, nella storia) esige audacia nella ricerca, trasparenza nella comunicazione delle proprie posizioni, capacità di trasmetterle in modo da farsi intendere correttamente, pazienza nell'ascoltare le posizioni degli altri.
Laura Boella (università di Milano) ha richiamato la necessità dell'empatia, considerata da molti come l'atteggiamento fondamentale che solo è in grado di farci uscire dalla crisi etica, economica, politica, ecologica che stiamo attraversando. L'empatia si pone al centro di una costellazione di sentimenti e relazioni che vanno dalla simpatia, alla partecipazione alle emozioni di un altro, alla comprensione dei suoi sentimenti e pensieri, sino a determinare un comportamento solidale e altruistico che diventa abituale.
La stessa empatia ci consente non solo di comprendere l'altro ma anche gli altri, e cioè le culture, le mentalità, le tradizioni diverse dalle nostre, in un ampliamento della nostra esperienza che tuttavia non deve ignorare i pericoli dell'esporsi all'ignoto dell'altro.
Per la testimonianza biblica in materia di etica si è preferito isolare tre temi specifici. Il rapporto fra amore e giustizia è stato affrontato nell'intervento del rabbino Roberto della Rocca. Rifacendosi ad una narrazione talmudica, egli ha mostrato come amore e giustizia concepiscono in modo diverso e quasi contraddittorio le relazioni umane (l'amore è estremista, la giustizia mediatrice, l'amore è esclusivo, mentre la giustizia è inclusiva, l'amore è intemperante, concentrato, sbilanciato, tutto al contrario della giustizia); eppure l'uno e l'altra formano la ricchezza della nostra umanità.
Fra le figure bibliche dell'etica, il lazzarista Giuseppe Testa (Collegio Alberoni di Piacenza) ha scelto la Sapienza. Essa apre infatti al dialogo e alla ricerca. In una prospettiva universalistica, aperta a tutta la cultura della sua epoca, la Sapienza aiuta a orientarsi verso una vita pienamente riuscita, mediante un'adesione all'ordinamento del mondo. Il sapiente sa che l’azione secondo l’ordinamento del mondo porta alla vita, mentre un’azione contraria porta alla morte. Quest’ordinamento del mondo viene da Dio, ma non sempre è evidente all’uomo, anzi spesso resta misterioso, come mostrano i libri di Giobbe e del Qohelet. Compito del sapiente è continuare a indagare, in tutta umiltà e in dialogo con gli altri.

Per un culto autentico e coerente

Il terzo tema biblico è stato quello della Sequela, trattato da Eric Noffke, della Facoltà valdese di teologia. Il tema del discepolato si può già trovare nella predicazione dei profeti, che invitano ad un culto a Dio che comporti autenticità e coerenza di vita, e alla giustizia sociale. Nella comunità cristiana primitiva, la sequela di Gesù si presenta in forme diverse nei vangeli, che sottolineano il legame personale col Signore, che trasforma la vita in mitezza e umiltà di cuore, e in Paolo, che propone l'imitazione di Cristo e della sua capacità di amare sino a donare la vita.
Entrando più specificamente nell'attualità ecumenica, un quadro che ha presentato le prospettive che emergono dal dialogo ecumenico sull'etica è stato delineato da Placido Sgroi, professore all'Istituto San Bernardino di Venezia. Il movimento ecumenico ha consentito il superamento dell'epoca della controversia, per aprire prima al confronto fra le diverse prospettive delle Chiese, e poi al dialogo. Questo dialogo è reso difficile dal fatto che spesso dietro le prese di posizione sull'etica si nasconde una divergenza circa il ruolo che le Chiese devono avere nella società attuale e nei rapporti con gli stati.
Per un’etica ecumenica occorre aprirsi al pluralismo, all'ascolto dell'altro, al rispetto delle diverse posizioni, e ricercare un nuovo lessico che consenta anche una testimonianza comune.

Quattro diversi "stili etici"

I diversi "stili etici" con cui le Chiese elaborano la testimonianza biblica sono stati invece descritti da Alberto Bondolfi (università di Ginevra) per il cattolicesimo (Creazione), da Ermanno Genre (Facoltà teologica valdese) per il protestantesimo classico (Vocazione), da Athanasios Hatzopoulos (vescovo di Acaia) per l'ortodossia (Liturgia), e da Leonardo De Chirico per il nuovo protestantesimo di tipo evangelicale e pentecostale (Scrittura).
Il tema della creazione è reso complesso da una forma di ellenizzazione del cristianesimo, che ha portato ad pensare a una creazione ab nihilo e ad una finalità intrinseca in ogni creatura. La teoria dell'evoluzione, oggi accettata nel mondo scientifico, mette in crisi l'immagine greca della creazione, non quella semitica. L'etica deve comunque affrontare diverse sfide, legate alla concezione di una finalità intrinseca nella creazione, al dovere o meno di rispettarla, alla possibilità di dominare la terra (Gen 2,15). Il cristiano, come ogni uomo, deve oggi sentirsi responsabile delle proprie azioni e delle proprie decisioni.
Quanto al tema delle vocazione Ermanno Genre dopo avere rilevato che vi è una chiamata universale e una vocazione particolare per ciascuno, ha ricordato come nel Medio Evo si parlava di una chiamata di Dio solo per i presbiteri e i religiosi. Con Lutero e con Calvino si è riconosciuto che ogni professione e ogni lavoro debbono essere vissute come una risposta alla propria vocazione personale. Una concezione che sembra messa in crisi nell’epoca attuale, nella quale i giovani sono posti di fronte a lavori precari in cui è difficile riconoscere la risposta a una propria vocazione.
«Recuperare la centralità della liturgia significa privilegiare l'esperienza della salvezza e solo più tardi tentare una piena comprensione di quanto già vissuto e celebrato. Quello che dobbiamo sottolineare è che l'esperienza liturgica è sempre legata con la Parola e la sua meditazione nella luce dello Spirito Santo». Così ha affermato il vescovo Athanasios nella sua relazione (inviata per scritto essendo egli stato impedito a partecipare). Dopo avere trattato della ricchezza straordinaria di comunione con Dio e di comunione fraterna espressa nella liturgia, ha concluso ricordando che ogni atto liturgico comporta un impegno morale liberamente assunto per il futuro e richiede una maniera di vivere coerente con le esigenze del nuovo modo di essere, ricevuto nel sacramento.
Infine, Leonardo De Chirico ha affrontato il rapporto fra la Scrittura e l'etica, come inteso nelle Chiese "evangelicali", delineando quattro profili descritti a partire da quanto dice Paolo in 1Cor 10. Il primo è uno stile che integri l'etica nella più complessa trama della vita. Il secondo si assume la responsabilità di farsi orientare dalla Bibbia, leggendo la questione con davanti a sé la Bibbia aperta, facendola parlare, facendone  una luce sul nostro sentiero. Il terzo e uno stile etico che è attento alle situazioni concrete; il quarto fa, infine, riferimento alla coscienza del singolo credente. Quattro profili che debbono essere integrati nella vita concreta di ciascuno.

Perché sempre più distanti?

Giuseppe Quaranta, della facoltà teologica di Padova, il presbitero ortodosso Vladimir Zelinsky e la pastora valdese Letizia Tomassone hanno cercato di rispondere alla domanda "Perché ancora distanti?". Sono state così delineate la storia, gli orientamenti attuali, la spiritualità che guida le diverse Chiese nelle proprie prese di posizione. In realtà, come ha osservato qualcuno, in campo etico le divergenze si sono precisate e acuite proprio nel corso degli ultimi decenni, e la domanda corretta avrebbe dovuto essere: “Perché sempre più distanti?”
Come ha ricordato il pastore Paolo Ricca nel suo intervento conclusivo, quando è scoppiata la prima guerra mondiale, era in corso un’assemblea di credenti di diverse Chiese che stavano dando vita ad una “alleanza mondiale per la promozione dell’amicizia internazionale attraverso le Chiese”. Subito dopo la conclusione della guerre, il movimento Vita e Azione nella sua prima assemblea a Stoccolma (1925) affrontava i diversi temi etici, e questi continuarono ad essere al centro dell’attenzione nella sua seconda assemblea a Oxford nel 1937 e poi dopo la costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Amsterdam, 1948). Esso si occupò fra l’altro della lotta contro il razzismo, dell’impegno per il disarmo, nella questione femminile e dell’etica sessuale, affrontando tutte queste tematiche con una grande libertà, che non sarebbe stata possibile nelle singole Chiese, legate alle loro tradizioni e necessariamente più rispettose delle diverse posizioni dei loro membri.

Deve continuare il dialogo sull'etica

Nel corso dei secoli, le Chiese si sono sempre divise per problemi dogmatici e non etici, se si eccettua la questione donatista e poi il problema del pacifismo nel diciassettesimo secolo. E tuttavia, se il dialogo sul piano etico sembrava in passato più facile che sul piano dogmatico, esso in realtà ha incontrato molte difficoltà negli ultimi decenni per le diverse risposte date nelle varie Chiese ai nuovi problemi che si pongono nella società moderna. Per superare tali difficoltà, sarebbe opportuno applicare anche sul piano etico il principio della gerarchia delle verità, riconosciuto dal Vaticano II (UR 11), e tenere presenti i due grandi principi: quello della libertà, che può generare legittime diversità, e quello dell'amore, che è sorgente di comunione. Il dialogo sull'etica deve continuare, sia a livello di Chiese locali, sia a livello di Chiesa universale, per dare finalmente vita a un'etica sempre più condivisa. Occorre accettare di imparare gli uni dagli altri, occorre impegnarsi insieme per la salvaguardia della nostra terra, occorre infine, come dice san Paolo, «sopportarci pazientemente nelle nostre diversità».
I partecipanti alla sessione hanno vissuto come sempre altri momenti molto importanti, sia nelle meditazioni mattutine (Gioachino Pistone, Amos Luzzatto, Sharzad Houshmand, Traian Valdman, Serena Noceti), sia nelle celebrazioni liturgiche. L'eucaristia cattolica è stata presieduta da Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della commissione ecumenica della Cei, il culto evangelico di Santa Cena dalla pastora Elisabetta Ribet, i vespri ortodossi da Gheorghe Vasilescu. Significativi anche i numerosi gruppi di studio nei quali sono state affrontate problematiche specifiche (la pace, l'educazione, la riconciliazione, la relazione, il cinema...).
Questa sessione ha avuto luogo dopo che nel 2010 sono stati ricordati i cent'anni del Movimento ecumenico, e nell'anno in cui il SAE ha festeggiato i novant'anni della sua fondatrice Maria Vingiani. In questa occasione, il SAE con i diversi fedelissimi che continuano ad animarlo e a frequentarlo, e che considerano la sessione estiva come l'occasione più preziosa di ritrovare vecchi amici e di rinsaldare la comunione con fratelli e sorelle appartenenti a Chiese diverse dalla propria, ha confermato il proprio impegno di continuare a servire il movimento ecumenico in Italia, nella convinzione che il cammino verso l'unità dei cristiani è un cammino ispirato e guidato dallo Spirito di Dio e nel quale ci si ritrova fratelli con un popolo immenso che è insieme con noi in cammino verso il Regno.

Giovanni Cereti

(da Settimana, n. 32, anno 2011, p.12)

 

Letto 2128 volte Ultima modifica il Giovedì, 17 Novembre 2011 19:33
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search