Ecumene

Venerdì, 21 Dicembre 2012 22:51

L'Icona di Natale (P. Fadi Rahi, C.Ss.R.)

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La finalità dell’icona non è di presentarci i dettagli di un evento storico, ma di parlarci del mistero della salvezza divina. Perciò l’icona unisce l’evento, cioè un momento storico reale e la teologia della Chiesa.

Nella vita cristiana ci sono vari modi di pregare: il breviario, i salmi, i sacramenti, il rosario, le devozioni popolari… ma c’è anche la preghiera con le icone. L’icona è un'immagine - di solito bidimensionale - di Cristo, dei Santi, degli Angeli, d’importanti eventi biblici, di parabole o di eventi nella storia della Chiesa. Attraverso l’icona contempliamo l’amore di Dio per l’uomo e preghiamo la sua gloria ed i suoi misteri.
Nella Chiesa c’è una teologia dell’icona. Nella Chiesa orientale la principale forma di venerazione dell’icona la troviamo nell’iconostasi (la parete delle icone), nelle Chiese di stile bizantino. Perciò, in tutti i tempi dell’anno liturgico, le icone decorano le chiese e aiutano il popolo ad entrare nel mistero salvifico di Dio.
Insieme preghiamo e riflettiamo con l’icona dell’Incarnazione del nostro Dio che si è fatto uomo. Subito, al centro, ci attira la figura di Maria che indica il bambino Gesù. Come notiamo la presenza la figura di Giuseppe, dei magi e degli animali dietro il Bambin Gesù.
Gli iconografi presentano Maria al centro dell’icona per sottolineare l’importanza del suo ruolo nel mistero dell’Incarnazione e nel progetto salvifico di Dio per tutta l’umanità. Ma anche per sottolineare la sua grandezza nell’obbedienza a Dio, nella dichiarazione del suo SI’ all’angelo Gabriele durante l’annunciazione. E così preghiamo Dio Incarnato nei vespri della vigilia di Natale: «Cosa ti offriamo, o Gesù, perché sei apparso sulla terra per noi ? Ogni creatura dell’universo che hai creato ti presenta il suo ringraziamento dicendo: gli angeli la lode, i cieli i pianeti, i magi i regali, i pastori l’esclamazione, la terra il presepe e la natura selvaggia il presepe. Invece noi una madre vergine. Perciò, o Dio purissimo, abbi pietà di noi». Nell’icona di Natale e in tutte le icone di Maria troviamo sempre tre stelle nella figura di Maria Vergine: una stella sulla fronte e due stelle sulle spalle che indicano la sua fase di verginità prima, durante e dopo la nascita di Gesù Cristo. Vediamo i sentimenti e lo sguardo di Maria sono un po’ triste ed umile nello stesso momento, come segno della sua conoscenza della passione e della croce.
Invece il Bambino ci sembra piccolo, ma ha la faccia di un adulto e questo significa che Egli è presente fin da prima della Sua nascita a livello divino. Vediamo che la la mangiatoia ha la forma di una tomba ed il Bambino è avvolto con il sudario al posto delle fasce, come segno della Sua conoscenza di essere nato per un solo scopo, quello di morire e risorgere per dare la Redenzione al mondo intero.
Nell’icona troviamo due animali (il bue e l’asino) che ci ricordano la profezia del profeta Isaia: «Il bue conosce il suo possessore, e l’asino la greppia del suo padrone; ma Israele non ha conoscenza, il mio popolo non ha discernimento» (Isaia 1, 3). San Gregorio Nazianzeno collega il bue con gli ebrei che sono legati alla legge e l’asino con le nazioni che vivono sotto il peso dell’idolatria.
Così come non possiamo non vedere la figura di Giuseppe che è stata rappresentata in qualche icona antica con lo sguardo rivolto verso Maria mentre altre icone lo presentano con a fianco un vecchio gobbo (figura del diavolo che prova a vincere Giuseppe, con i cattivi pensieri sulla gravidanza ed il parto di Maria).
Gruppi più o meno numerosi di angeli che cantano, rivolti al cielo e alla terra: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Luca 1, 14). Essi rappresentano la natura angelica accorsa ad assistere all’evento straordinario, raccontano ai pastori dell’annunciazione e della nascita del Salvatore del mondo e consigliano ai magi di non tornare da Erode. Distinto dal gruppo (in alto a destra), un angelo è intento a parlare ad un pastore. L’angelo è rassicurante: «Non temete: ecco io vi porto una lieta novella che sarà di grande gioia per tutto il popolo; oggi vi è nato nella città di Davide il Salvatore che è Cristo Signore. Questo vi servirà da segno: troverete un Bambino avvolto in fasce…» (Lc 2, 8-13).
Troviamo anche i magi, con le loro vesti sacerdotali, che portano i regali a Gesù Bambino: l'oro di Melchiorre, come simbolo della regalità di Gesù, l'incenso di Baldassarre, che rappresenta la divinità e la mirra di Gaspare, che annuncia la sofferenza redentrice del figlio di Dio.
La finalità dell’icona non è di presentarci i dettagli di un evento storico, ma di parlarci del mistero della salvezza divina. Perciò l’icona unisce l’evento, cioè un momento storico reale e la teologia della Chiesa. L’icona è sempre ricca dei simboli e delle spiegazioni di un evento, ma nello stesso momento è uno strumento di preghiera che ci aiuta a conoscere e pregare con la vita di Gesù, di Maria e dei santi… imparando da loro la strada della santificazione e dell’amore verso Dio Padre, Figlio e Spirito Santo.

P. Fadi Rahi, C.Ss.R.

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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