Famiglia Giovani Anziani

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Domenica, 23 Maggio 2010 19:52

La famiglia: un problema o una risorsa?

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Occorre scoprire che le famiglie costituiscono la struttura portante della comunità parrocchiale, Ogni matrimonio cristiano è un evento ecclesiale della presenza di Gesù che sposa la Chiesa

“I coniugi e i genitori cristiani hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio e perciò non solo ricevono l’amore di Cristo diventando comunità salvata, ma sono anche chiamati a trasmettere ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità salvante” (Direttorio di Pastorale Familiare, n. 135).

Mi è capitato, talvolta, al termine di qualche riflessione sulla famiglia fatta ai miei confratelli sacerdoti, di sentirmi dire: “ecco gli unici rimasti a tessere un’elegia sulla famiglia siamo noi preti... un conto è la poesia, un conto è la prosa. Tutti gli altri sono spoetizzati.”

Vorrei dimostrare, partendo dall’esperienza maturata negli anni, che questa elegia teologica può diventare buona prosa pastorale.

La constatazione dei problemi

Quando una comunità parrocchiale delinea una programmazione pastorale a qualsiasi livello “non può non incrociare la famiglia”. Ma molto spesso vive questo incontro come elemento di preoccupazione.

La catechesi dei fanciulli in sé funziona, ma come coinvolgere le famiglie?

La celebrazione domenicale è ben preparata e animata: ma perché i fanciulli vengono a catechismo e non a Messa?

L’oratorio, le attività giovanili se hanno un bravo prete e dei buoni animatori funzionano ma dove sono le famiglie, che ne è del loro compito educativo?

I sacramenti di iniziazione cristiana rivelano le contraddizioni delle famiglie: chi sono i garanti veri di queste scelte? I padrini, i genitori, o bisogna ricorrere a qualcun altro?

Se poi spostiamo “l’obiettivo pastorale” direttamente sul Matrimonio, allora la problematica si ingigantisce.

Come avviene la preparazione prossima e remota?

Come rendere più gradevoli e simpatici questi incontri per conquistare il più possibile l’indice di gradimento dei partecipanti, molti dei quali sono già conviventi?

E l’accompagnamento dopo il matrimonio?

Puntiamo su un’azione di vasto raggio che raccolga tutte le famiglie o valorizziamo i gruppi famiglia anche se piccoli, anche se sono fiammelle nella notte?

E poi c’è tutto il capitolo dei casi difficili, gli irregolari, il settore del disagio fisico e psicologico. Chi affianca con amore queste nuove povertà?

Per queste e altre ragioni il tema pastorale della famiglia finisce per scivolare nel capitolo dei problemi: la famiglia diventa così un problema, un problema serio, un problema grave.

La famiglia come risorsa

Se i problemi ci sono, non mancano gli aspetti positivi, partendo da uno prospettiva corretta e illuminata della realtà della Famiglia e del Matrimonio cristiano.

E’ una prospettiva che parte dal “sapere”.

Si tratta, per prima cosa, di “sapere” il valore della famiglia come progetto naturale, come esce fin dal principio dalle mani del Creatore. Dio è il primo che crede e scommette sulla famiglia perché sia realtà di comunione e di fecondità per umanizzare il mondo.

Si tratta poi di “sapere” la portata dell’evento del matrimonio come sacramento di Cristo - sposo.

Ogni matrimonio cristiano è un evento ecclesiale della presenza di Gesù che sposa la Chiesa.

Questo è un evento permanente, non di un giorno soltanto, perché il matrimonio è segno efficace di una presenza di Cristo che ama, che dà la vita. Perciò ogni matrimonio cristiano è come un “generatore di corrente” ecclesiale.

Si tratta, infine, di “sapere” che essere famiglia nella comunità comporta un ministero e una missione. Le famiglie non si formano nella chiesa per essere riposte in soffitta, ma perché esprimano un dono e un servizio.

Una nuova mentalità pastorale

Da quanto detto sopra, scaturisce una nuova mentalità pastorale che porta con sé molteplici conseguenze.

Non credo sia il caso di comporre un lungo elenco di iniziative ordinarie e straordinarie che vanno in questa linea. Penso però che sia utile individuare delle radici o ispirazioni fondamentali di cui la prima è: le famiglie costituiscono la struttura portante della comunità; in altre parole, la parrocchia è una famiglia di famiglie.

Si tratta quindi di costruire la parrocchia a partire da questa realtà.

Ne scaturiscono conseguenze per: il consiglio pastorale, l’impostazione dei catechisti, la celebrazione liturgica, la gestione della carità.

In questo nuovo contesto le famiglie sono chiamate a mettere a disposizione il loro essere e il loro operare e ad esprimere, anche esplicitamente, il loro ministero per la Comunità.

Ogni coppia che si sposa ed entra nella comunità deve essere considerata, per analogia, come l’ingresso di un nuovo sacerdote.

C’è, infatti, un evento ecclesiale che lo consacra, c’è una destinazione ministeriale che le viene affidata: svolgere un servizio per la Chiesa.

Impostare la parrocchia tenendo conto della risorsa famiglia può diventare incomprensibile se manca la formazione: prima, durante, e dopo.

La comunità deve offrire itinerari formativi articolati a vari livelli che tengano conto di: giovani - giovani coppie - famiglie - anziani e delle diverse aree di interesse pastorale: evangelizzazione - liturgia - carità.

Quando si dice  si deve pensare ad alimentare: la fede, la conoscenza, la spiritualità ma anche ad alimentare: la solidarietà, la gioia della comunione, la festa e i momenti aggregativi, dove si intrecciano parole e i gesti, gli insegnamenti e gli avvenimenti.

Dino Bottino - Responsabile Ufficio Famiglia della diocesi di Novara - Intervento al convegno di Galliate (NO) dei Gruppi Famiglia, settembre 2002. Sintesi a cura di Franco Rosada

 

 

Letto 3120 volte Ultima modifica il Giovedì, 13 Gennaio 2011 17:02

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