Famiglia Giovani Anziani

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Venerdì, 17 Agosto 2018 23:31

Terapia della depressione (Franco Zarattini)

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Le psicoterapie cognitivo-comportamentali sono indicate nei trattamento della depressione dei pazienti anziani assieme a quelle di gruppo che appaiono particolarmente utili, perché permettono un sostegno da parte di soggetti sani, attenuano l'isolamento sociale, incoraggiano l'empatia condivisa e facilitano il recupero della capacità di decidere.

I fattori che possono diminuire la risposta agli antidepressivi risentono, nei pazienti anziani, della presenza di depressione con sintomi psicotici (depressione delirante) o con sintomi "atipici" (ipersonnia e iperfagia), della comorbidità con disturbi organici (decadimento cognitivo) e psichici (in particolare con disturbi d'ansia), nonché con l'abuso di alcol o di sostanze stupefacenti. Tuttavia anche gli schemi cognitivi consolidati e propri di questa età hanno un forte impatto sull'ansia e sulla depressione.
Appare doveroso sfatare la diffusa convinzione secondo la quale la vecchiaia sarebbe di per se stessa la causa di un incremento della frequenza della depressione, anche perché la comorbidità somatica è la vera causa dell'aumento della depressione nell'età avanzata.
Per potenziare l'effetto dei farmaci e non ricorrere ad altri metodi non indicati nella terza età, come la terapia elettroconvulsivante, la stimolazione magnetica transcranica e la stimolazione cerebrale profonda, si sono invece rivelate utili le terapie cognitivo-comportamentali. L'impiego di tale metodica terapeutica negli anziani si era imposta già negli anni 1980 e diversi studi ne hanno mostrato l'efficacia sia nell'approccio individuale che di gruppo. Una recente metanalisi che ha raggruppato sei studi, ha confermato l'efficacia della terapia comportamentale e di gruppo nella depressione del paziente anziano.

La terapia di gruppo

La psicoterapia del paziente in questa fascia di età necessita di adattamenti per rispondere alle esigenze specifiche di questa popolazione, restando aperti ad una grande flessibilità del quadro terapeutico. Pertanto la terapia di gruppo si rivela particolarmente adatta al soggetto anziano depresso, polarizzato sulle sue difficoltà di guardare all'indietro nel suo passato, in quanto gli consente di deconcentrarsi al fine di facilitare la ripresa del contatto con i suoi simili.
Secondo il modello di Beck e collaboratori si deve intervenire sul pensiero automatico che si organizza in schematismi, che sono delle strutture mentali subcoscienti stabili situate nella memoria a lungo termine, che filtrano ed organizzano l'informazione per renderla conforme al modo di vedere del paziente in riferimento a se stesso e al mondo circostante.
Lo scopo di tale tipo di terapia si prefigge di meglio comprendere le interazioni tra emozioni, cognitività e comportamenti al fine di permettere una ristrutturazione cognitiva, che favorisca la motivazione e l'impegno in un funzionamento comportamentale più soddisfacente. La metodica che serve sia per l'età giovanile e media, appare assai utile per l'età avanzata. Pertanto sostenere che i sintomi depressivi non siano modificabili nella depressione nella vecchiaia, attualmente non è più ammissibile.
Per la persona che invecchia, il vissuto e i sintomi depressivi possono essere attribuiti a una visione del tutto errata, ma non di meno assai diffusa anche nella senilità normale. Tale opinione, se condivisa dai terapeuti, ne rinforza la validità nei loro pazienti. In realtà la banalizzazione dei sintomi depressivi nella vecchiaia, combinata con l'impossibilità di un cambiamento, risente positivamente della ristrutturazione cognitiva mirata specificamente al cambiamento delle convinzioni negative suddette.

Schemi di disadattamento

Alcuni modelli empirici concernenti gli schemi di disadattamento, definiti come temi pervasivi nel paziente, coinvolgono la persona stessa, le relazioni inter-personali o con l'ambiente.
Alcuni esempi di schemi di disadattamento possono essere i seguenti:


*  paura di perdere il controllo emotivo e di apparire irritabile o collerico;
*  dipendenza come timore di aver bisogno di assistenza permanente;
*  vulnerabilità generalizzata nei confronti delle comuni preoccupazioni delle persone in età avanzata;
*  abbandono da sensazione di essere trascurato e di finire isolato;
*  perdita dell'individualità attribuita alla convinzione di non avere più il controllo sulla propria vita per il rischio di circonvenibilità;
*  rifiuto dell'assistenza con reazione comportamentale incongrua provocata dalla necessità di un aiuto;
*  disimpegno da perdita d'interesse per le attività svolte nell'attualità e per l'avvenire.


Benché sia difficile distinguere gli schemi di disadattamento a insorgenza tardiva specifici dell'età avanzata, rispetto agli schemi precoci di disadattamento che hanno avuto una evoluzione con il passare del tempo, il comune denominatore rimane la depressione per entrambe le fasce di età. Ricorrere alla terapia cognitivo-comportamentale, supportata dalla psicofarmacologia, si è rivelato utile nel superare gli schemi stratificati nei pazienti depressi e in età avanzata, beneficiando della sinergia dei due metodi. I pazienti vengono rimessi in grado di condividere le nuove cognizioni distinguendole dagli schemi disfunzionali, aiutandoli a ritrovare una migliore immagine personale e aperta alle relazioni sociali. Tale evoluzione positiva è rilevabile specialmente in quei pazienti che hanno continuato a vivere in casa propria avendo conservato con grande probabilità una migliore capacità d'attitudine a proiettarsi nel futuro rispetto ai pazienti anziani istituzionalizzati.

Conclusioni

Alcuni autori infatti discutono sugli schemi specifici del paziente anziano, correlati con la depressione e le capacità cognitive, sostenendo che sono necessari più dati concernenti la loro insorgenza. Puntualizzano inoltre la difficoltà nel differenziare gli schemi che appaiono tardivamente specifici dell'età avanzata e gli schemi precoci di disadattamento che evolvono negativamente con l'età.
Questa valutazione conferma l'interesse di utilizzare la terapia cognitivo-comportamentale adattata a questa popolazione specifica, unitamente a delle strategie basate contro gli schemi dei pazienti depressi in età avanzata, ricorrendo a un metodo che associ la psicoterapia individuale e la terapia di gruppo in cui l'efficacia venga rinforzata dalla loro sinergia.
Proporre un lavoro di gruppo a pazienti invecchiati li avvicina ai loro coetanei liberi da tali disturbi permettendo ai primi di riconoscere meglio gli schemi disfunzionali e cognitivi condividendoli ed esponendoli ad un confronto diretto con soggetti normali in età avanzata, che inciti i pazienti a trovare una migliore immagine sociale di se stessi.

Franco Zarattini

(tratto da Missione e Salute, n. 1, 2016, pp. 56-57)

 

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Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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