Formazione Religiosa

Domenica, 15 Maggio 2016 10:41

Preghiamo con i Padri della Chiesa. Anselmo d'Aosta

Vota questo articolo
(0 Voti)

Anselmo d'Aosta, noto anche come Anselmo di Canterbury (Aosta, 1033 o 1034 – Canterbury, 21 aprile 1109), è stato un teologo, filosofo, monaco e arcivescovo, considerato tra i massimi esponenti del pensiero medievale di area cristiana.

Anselmo nacque ad Aosta nel 1033 da nobile famiglia. Compì i primi studi presso i benedettini di Aosta e, attratto dalla vita di preghiera e di studio di quei monaci, chiese di entrare nel loro Ordine. Ma, a motivo dell'opposizione del padre, la sua richiesta fu respinta. Disgustato per tale rifiuto e in urto col padre, Anselmo fuggì dal nido domestico; intraprese numerosi viaggi finché, stanco di quella vita randagia, decise di frequentare la celebre scuola di Lanfranco, priore del monastero benedettino di Bec presso il quale affluivano numerosi giovani avidi di sapere. Il clima di raccoglimento, di pace e di cultura che vi regnava, e soprattutto il benefico influsso di Lanfranco, rinnovarono in Anselmo la volontà di consacrarsi a Dio in quell'asilo di pietà e di scienza. Aveva 27 anni. Un triennio più tardi successe a Lanfranco come direttore della scuola, e nel 1078 fu eletto abate di quello stesso monastero. Disimpegnò quell'ufficio per circa trent'anni, dopo i quali fu nominato vescovo di Canterbury.
In quel tempo la Chiesa d'Inghilterra era fortemente in crisi per la decadenza dei costumi e per gli abusi del potere laico su quello ecclesiastico. Non potendo ottenere nulla, Anselmo preferì ritirarsi in Italia, ov'era stato invitato e lo si attendeva perché desse il suo contributo ai Concili di Bari e di Roma.
Dopo alcuni anni di esilio durante i quali, attraverso snervanti trattative, si giunse alla conciliazione, Anselmo potè far ritorno alla sua sede episcopale e vivere nella pace e nell'intenso lavoro pastorale gli ultimi anni della sua esistenza terrena. Morì il 21 aprile 1109.

 


Il tuo volto io cerco

Orsù, misero mortale...
volgi un poco il pensiero a Dio
e in Lui riposati.
Entra nell'intimo della tua anima,
allontana da essa tutto ciò che non è Dio
e che non ti aiuta a cercarlo
e, chiusa la porta, cercalo.
O mio cuore, di' ora con tutto te stesso,
di' ora a Dio: Cerco il tuo volto,
«II tuo volto, Signore, io cerco».
Ti supplico. Signore Dio mio,
insegna al mio cuore
dove e come abbia a cercarti,
dove e come possa trovarti.
Signore, se tu non sei qui,
dove andrò a cercarti?
Se poi sei dappertutto,
perché non ti vedo qui presente?
Tu certo abiti in una luce inaccessibile.
E dov'è la luce inaccessibile,
o come potrò accostarmi ad essa?
Chi mi condurrà, chi mi guiderà ad essa
perché in essa io veda il tuo volto?
Con quali segni,
con quale volto ti cercherò?
O Signore Dio mio, non ti ho mai visto,
non conosco il tuo volto.
Che cosa farà questo esule
lontano da te, o Dio altissimo?
Che cosa farà questo tuo servo
assetato del tuo amore
ed escluso dalla tua vivificante visione?
Desidera ardentemente di vederti,
e il tuo volto gli è troppo lontano.
Brama venire a te,
e la tua abitazione è inaccessibile.
Vuole trovarti, e non conosce la tua dimora.
Aspira a cercarti e ignora le tue sembianze,
Signore, tu sei il mio Dio,
tu sei il mio Signore,
e io non ti ho mai visto.
Tu mi hai creato e ricreato;
mi hai colmato dei tuoi beni
e io ancora non ti conosco.
Mi hai creato perché possa vederti
e ancora non ho fatto
ciò per cui ho ricevuto la vita.

Proslogion, I; Patrologiae cursus completus, ser. Latina, di J.-P. Migne, Parigi, 158, 225-226

 

Busso alla porta del tuo cuore

Ti prego, o Signore,
fa' che io gusti attraverso l'amore
quello che gusto per mezzo della conoscenza;
fa' che senta attraverso l'affetto
quello che sento per mezzo dell'intelletto...
Signore, attirami tutto al tuo amore.
Tutto ciò che sono è tuo per condizione:
fa' che diventi tutto tuo per amore.
Il mio cuore è davanti a te, o Signore;
si sforza, ma da solo non può:
ti prego, fa' tu quello che egli non può.
introducimi nella cella del tuo amore:
te lo chiedo, te ne supplico,
busso alla porta del tuo cuore.
E tu che mi fai chiedere,
concedimi di ricevere.
Tu che mi fai cercare, fa' che ti trovi.
Tu che mi esorti a bussare, apri a chi bussa.
A chi darai se non dai a chi ti chiede?
Chi troverà se chi cerca, cerca inutilmente?
A chi darai se non ascolti chi ti prega?
Che cosa darai a chi non prega,
se neghi il tuo amore a chi te lo chiede?
Da te mi viene il desiderio,
da te mi venga anche l'appagamento.
Anima mia, sta unita a Dio
anche importunamente
e tu, Signore misericordioso, non la rigettare:
essa si consuma d'amore per te:
la ristori, la conforti,
la sazi il tuo amore e il tuo affetto;
il tuo amore mi possieda totalmente
perché, con il Padre e con lo Spirito Santo,
tu sei il solo Dio benedetto nei secoli dei secoli.

Liber meditationum et orationum, XI; Patrologiae cursus completus, ser. Latina, di J.-P. Migne, Parigi, 158, 769.

(da Preghiamo con i Padri della Chiesa, 1992, ed. Paoline. Biografia,  pp 199-200; Il tuo volto io cerco, pp. 152-153; Busso alla porta del tuo cuore, pp 157-158).

 

 

Letto 2544 volte Ultima modifica il Domenica, 15 Maggio 2016 11:02
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search