Non rispettare l'integrità della creazione è offendere sì aria, acqua, terra, ma soprattutto è offendere le persone, ostentare disprezzo verso di esse, derubarle del bene più vero.
Con l’enciclica Laudato si', papa Francesco ci propone, scuotendo incancrenite concezioni ancora radicate nell’immaginario collettivo e in buona parte dello stesso mondo cattolico, una nuova visione del mondo.
L’evento della morte fa parte dell’esperienza del vivere. E’ perciò molto significativo recuperare l’evento del morire dentro il processo del vivere: l’uomo che sta morendo in realtà sta vivendo, è lui il protagonista. Ciò vuol dire che ciascuno può intervenire sulla propria morte. Come?
La coscienza collettiva sta lentamente incorporando la sfida di provvedere alla casa comune, rendendola abitabile per tutti, conservandola nella sua generosità e preservandola nella sua integrità e nel suo splendore. Nasce da qui un ethos mondiale della cura e della responsabilità collettiva, in grado di unire gli esseri umani al di là delle loro differenze culturali, affinché si sentano di fatto come figli e figlie della Terra, che la amano e la rispettano come propria madre.
È tesi della cultura attuale che la sessualità continui ad essere un argomento pendente per la Chiesa. In questa tesi c'è una buona parte di verità. Tuttavia bisogna aggiungere che anche per la nostra cultura la sessualità continua ad essere un argomento pendente.
Il matrimonio, la famiglia non sono più quelli di una volta. Sono ben differenti da quello che erano nell'era pre-industriale, "sacralizzati" dalla Chiesa che li ingessava in norme diventate anche sociali e culturali. Se matrimonio e famiglia sono cambiati, se da "sacralizzati" sono diventati "secolarizzati", "deistituzionalizzati", non è dunque l'ora che la Chiesa lasci l'antico approccio e fondi la sua azione pastorale sull'accompagnamento e sulla cura? Non è l'ora che assuma l'immagine del "samaritano" e abbandoni l'immagine sacrale del "sacerdote"?
Il secondo comandamento, "Non nominare il nome di Dio invano", ci mette dinanzi al paradosso di un Dio che invece bisogna evocare/invocare. Paradosso che chiede di essere interpretato e sciolto con molta accortezza e leggerezza.
Nel kamikaze la vita si autodistrugge e con la vita se ne va ogni speranza. Quando poi questa scompare, non resta che la mera soddisfazione della vendetta, l'amaro sapore dell'odio. Non si dica che Dio assicura felicità e compensi nell'altra vita a chi uccide. Chi alza la mano contro il suo simile è come Caino.
Rilettura del decalogo: l'ottavo comandamento. Che cos'è la bellezza? Perché rapportarla alla verità? Nella Scrittura c'è un'eco gioiosa dell'esperienza del bello nel rapporto tra Dio e l'essere umano. L'uomo è fatto a immagine di Dio, la sua somiglianza è epifania della divina bellezza.
Non è pensabile un insulto più empio perpetrato contro Dio quanto infangare il suo nome associandolo a crimini di inaudita ferocia. Chi uccide un uomo, negando così la sua umanità, è come se uccidesse Dio.
L'adulterio, l'infedeltà, resta un peccato. Ma nei confronti del peccatore e, in questo caso, di una peccatrice su cui si coagula un'ingiusta discriminazione di genere prevalgono il perdono e la misericordia, l'invito a cambiare vita.
La madre di tutte le misericordie è quella di Dio. Le altre si dicono “misericordia” perché imitano la sua e attingono vita da essa. Esiste concordanza tra l’azione di aiuto dell’uomo e quella di Dio.
Recenti fatti di cronaca, nazionali e no, ci mettono di fronte a comportamenti compulsivi nell'esercizio della sessualità e nell'utilizzo dei corpi altrui. Come la corporeità e il suo uso sono connessi immediatamente al potere e al denaro?
Anche il cristianesimo, per secoli, si è accanito contro il corpo, mentre vediamo che i vangeli ci presentano un Gesù attento ai sensi, alla corporeità, alla carne. Il peccato non viene necessariamente dalla carne, ma dall’intimo dell’uomo.
Ciascuno di noi ha una sua originalità e una sua vocazione: di qui nasce un contrasto insito in qualsiasi forma di vita associata. Ma se si assume radicalmente come senso etico della esistenza la relazione con il simile, allora il contrasto non può che cadere. Il totalitarismo politico va rifiutato, ma senza una tensione ideale che vede insieme socialità e moralità non è possibile affrontare le drammatiche questioni del mondo attuale.
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