In ricordo di P. Franco

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Mercoledì, 02 Maggio 2012 16:17

In ricordo di p. Franco

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Ho conosciuto Franco negli Anni Sessanta… anni di battaglia e impegno sociale. Ma il primo ricordo è più legato alla mia famiglia e alle sue problematiche: ricordo le tante volte che mio fratello Silvano, affetto da una grave patologia mentale, andava a parlare con lui, che lo accoglieva con il buon senso e l’amore, che certo non erano prerogative dei diversi psichiatri con cui Silvano era in cura.

 

Stessa accoglienza riservava ai miei genitori, sopraffatti dalla malattia bizzarra e incomprensibile del loro figlio minore. Più tardi negli anni, era sempre lui che officiava la Messa in suffragio di Silvano ogni 8 dicembre. Per le strane coincidenze della vita, nella stessa data si celebrava l’anniversario del mio matrimonio, matrimonio lungo e sbagliato di cui comunque Franco era stato co - celebrante. Insomma Franco è stato una sorta di prete di famiglia, presente in tante tappe della mia vita. Forse l’unica cosa che non poteva dirmi (anche se sono sicuro che lo pensasse) all’interno dei suoi vincoli sacerdotali era: “Maurizio, ma quando ti divorzi?” E poi mi ha seguito con curiosità nel mio rifarmi famiglia con una nuova più giovane compagna e un altro figlio, che ha ora sette anni, in un’età quella mia attuale, più comune per essere nonno che rifare il padre.

Come lui ha seguito le mie vicende familiari, io ho seguito per tanti anni i movimenti di Franco, prete sociale cresciuto nel Concilio Vaticano II, all’inizio impegnato a Torino, dove aveva costruito una rete sociale di adolescenti e giovani adulti entusiasti, radicati sul territorio in attività di vero apostolato cattolico; più tardi a Brescia dove ebbi occasione di incontrarlo: mi condusse prima in una visita guidata ai dipinti preziosi della sua Chiesa, poi ancora in un’altra visita guidata in pieno giorno nel rione attiguo delle “signore di strada”, che lo vedevano come uomo capace di guardarle negli occhi e coglierne l’umanità ferita senza pregiudizi e senza prediche. Più duro e autoritario era con i tanti tossici che di notte andavano a bucarsi sul sagrato della sua Chiesa.

E poi il suo ritorno a Roma, prima a Via Cernaia e infine di nuovo a Via Livorno.

Per una serie di miei impegni, con lunghe mie permanenze all’estero ho perso di vista Franco nell’ultimo periodo romano, ma la mia impressione era quella di un uomo-prete che si sentiva lontano e forse incompreso da una Chiesa troppo centrata su se stessa, dove l’impegno sociale si è andato trasformando nel tempo in Potere Ecclesiale, di cui le varie Opus Dei, le masse proliferanti di Catecumenali (nell’asse Martiri Canadesi, S.Agnese e Santa Francesca Cabrini) e gli ultimi altrettanto zelanti Legionari di Cristo sono una testimonianza concreta.

Forse il suo impegno su Dimensione Speranza è stato e potrà proseguire come antidoto alla chiusura di una Chiesa troppo arroccata su se stessa per aprire tante menti giovani e meno giovani a temi come l’immigrazione, l’ingiustizia sociale, le tante forme di diversità, la dimensione di famiglie e di coppie sempre più in crisi in una società malata, dove consumismo e irresponsabilità sono cresciuti a dismisura. Ma per Franco, cresciuto all’esterno di un “sistema seminariale”, lasciare la Banca e farsi prete voleva dire raggiungere i fedeli nel cuore: non attraverso l’espiazione dei peccati, (ancora così presente nelle prediche domenicali), ma piuttosto nel risvegliare il positivo dell’umano che c’è in ogni individuo, credente o no, e di cercare l’essenza nell’incontro, laddove c’è il vero senso della spiritualità umana.

Ma quanti S.Francesco (preti o laici) ci sono oggi, disposti a spogliarsi dei beni materiali per raggiungere l’Incontro con il Divino che è sulla Terra?

Non so se questo mio scritto che gli dedico sarà pubblicato su Dimensione Speranza, ma sono sicuro che se fosse ancora in vita mi invierebbe una mail per rammentarmi che sono profondamente Cristiano, anche se da molti anni ho lasciato la Chiesa e l’impegno nel mondo cattolico, così come disse quando scrissi su Dimensione Speranza in merito all’adozione da parte dei single.

Maurizio Andolfi

Letto 1879 volte Ultima modifica il Martedì, 13 Novembre 2012 09:42

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