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Se questo secolo è stato aperto dal martirio dei monaci di Tibhirine, questo deve avere un significato per noi che cerchiamo di comprendere come debba evolvere la vita monastica cistercense trappista nel XXI secolo.

Bernardo, "nulla anteponendo all'amore di Cristo", si è inserito con fedeltà dinamica in quella ininterrotta tradizione che ha collaudato la nobiltà, la bellezza, la fecondità della spiritualità benedettina.

Basta essere attenti alla realtà quotidiana di molti Paesi e popoli. Come insegna la saggezza africana, "anche se la notte è lunga, il giorno arriva sempre". E, anche se immerso nelle tenebre, il nostro mondo trova la sua luce nella presenza e nella vita di tante persone che parlano di Dio con una voce più forte del rumore dei cannoni e dell'arroganza dei ricchi.

Il suo esiguo corpus letterario, di squisita sensibilità poetica, ci sembra unire la devozione delle prime generazioni cistercensi alla teologia tradizionale. 

Riguardo all'autore stesso, Bernardo, come tutti i monaci del suo tempo, è molto riservato nel parlare di proprie esperienze spirituali. Anzi ricorre alla Sacra Scrittura per interpretarle.

Il mondo che c'era durante il Concilio oggi non c'è più. Ma la meravigliosa è questa: le indicazioni del concilio continuano a rimanere valide. Riflessione di p. Sorge su i 50 anni dal Vaticano II.

Mercoledì, 27 Aprile 2011 20:46

Una Europa monastica (André Vaucher)

Dal VI al XVI secolo il monachesimo ha costituito una delle più importanti forme di vita religiosa, economica, culturale e sociale il cui sviluppo fu favorito dall’aristocrazia e dal potere feudale.

Partendo da quella "simpatia" mostrata per il mondo femminile del "giovane" Angelo Bagnasco, la riflessione si incentra sulle "relazioni affettive" che gli "eunuchi per il Regno" hanno.

Il presente studio non vuole essere altro che un modesto contributo all’approfondimento dell’indole missionaria della nostra Società. Indole missionaria vista però non come un fare, un agire in primo luogo, ma come azione che scaturisce dal Battesimo, si specifica nel carisma coliniano e si radica in una spiritualità che permetta in primo luogo ad ognuno di noi, come maristi, di trovare la propria realtà di discepolo del Signore.

Vivere quest'anno all'insegna del messaggio paolino è, per noi monaci e monache, occasione preziosa per riaccostarci al testo della nostra Regola, interrogando san Benedetto circa la sua sintonia con il grande san Paolo che è, per lui, l'Apostolo per antonomasia.

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