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Venerdì, 03 Maggio 2024 12:06

La racine de l'espérance (Vladimir Zielinsky)

Le canon pascal orthodoxe revient sur les paroles des anges dites aux femmes myrrhophores qui vinrent à la tombe de Jésus en portant les aromates: « Pourquoi chercher parmi les morts le Vivant ? Pourquoi pleurer l'Incorruptible ? Allez porter la Bonne Nouvelle à ses disciples ...»

C'est juste d'ici que le christianisme commence son cheminement sur la terre. Il n'existait pas avant, car la Vie était annoncée par le Vivant même, Jésus de Nazareth, le Verbe incarné. Mais, Jésus a été crucifié et mis en tombeau et les femmes qui L'ont accompagné pendant la vie, ont voulu - dans une bonne tradition biblique -embaumer Son corps avec les substances précieuses. Les aromates symbolisaient leur offrande au Seigneur martyrisé, un geste d'amour, une vénération de leurs souvenirs et peut-être... un espoir vague qu'on n'osait même pas revêtir de paroles. Or, c'est la Parole qui s'est annoncée elle-même, le Tombeau vide a proclamé que la mort n'habite plus dans ses entrailles. La Bonne Nouvelle se révèle inouïe, belle et stupéfiante : Jésus est ressuscité ! Et pourtant, personne ne pouvait obliger ces femmes à l'obéir. Elles auraient pu prendre pour un tentateur l'ange à coté de la tombe et s'échapper saisies de frayeur. Pour « prêter » son âme à l'annonce, pour l'accueillir, il a fallu le courage de croire à ce qui parait impossible, déraisonnable, insensé. Et quelle résolution faut-il avoir pour porter l'annonce aux autres ?

Nous sommes à un moment crucial et fragile dans histoire de l'Evangile : elle est confiée aux femmes et celles-ci en prennent toute la responsabilité. Le message qu'elles devaient porter aux disciples était exigeant, il ne parlait pas du Dieu lointain et obscur, mais de Celui qui a vaincu la mort. La Bonne Nouvelle se traduit désormais comme espérance et promesse. La lumière qui illumine tout homme force la pierre de la tombe du Vivant. On affirme souvent que la peur de la mort se trouve au fond de la foi, mais c'est faux. Sa source la plus profonde et intime est l'espérance d'une rencontre ineffable, celle qui a fait exclamer à Job : « Une fois qu'il auront arraché cette peau qui est mienne, hors de ma chair je verrai Dieu.. .et mes rems en moi se consument» (Jobl9, 26-27). Dans l'abîme du cœur chacun de nous ne veut rencontrer que son Dieu, et Dieu le sait. Il se hâte à notre rencontre, Il devient comme l'un des mortels, Il partage notre existence, Il meurt, Il ressuscite. Et la promesse s'allume. La vision de Dieu dont parle Job est déjà anticipée sur cette terre. Que chaque personne pouvant entendre, écoute le Règne s'approchant d'elle. La foi est l'art d'entendre que Dieu nous parle, la confiance en Ses signes, l'obéissance à Ses paroles. « L'âme est chrétienne par sa nature », dit Tertullien, car notre nature est orientée vers l'espérance, dont la racine est la Résurrection.

Ce n'est pas par hasard que j'ai évoqué le christianisme au début. Car cette année, nous, les orthodoxes, les catholiques et les protestants redevenons de nouveau chrétiens en célébrant la Pâque le même jour. Et je crois, l'année prochaine aussi...

 

Vladimir Zielinsky

 

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Sabato, 27 Gennaio 2024 11:02

Le ventiquattro orazioni (San Narsete Armeno)

San Nersete Armeno (1102-1173) detto il Grazioso (Nerses Shnorhali) è stato il quarto capo della chiesa di Armenia dal 1166 alla sua morte (o katholikòs come dal V secolo vengono chiamati alcuni patriarchi orientali). Nato nel 1102 in una famiglia di principi ed ecclesiastici armeni è stato uno scrittore prolifico e ha lasciato epistole, omelie e preghiere in prosa. Poeta spontaneo, ha composto il testo e la melodia di quasi 1200 tra inni (šarakan), tropari, odi e canti liturgici, usando immagini semplici e immediate, come pure una metrica vicina a quella del canto popolare armeno.

Le ventiquattro orazioni. Una per ogni ora del giorno

1 - In fede confesso e adoro te, Padre e Figlio e Spirito Santo; increata e immortale natura, creatrice degli Angeli e degli uomini e di tutti gli esseri.
Abbi misericordia di queste tue creature.

2 - In fede confesso e adoro te, indivisibile Luce, Santa consustanziale Trinità e unica Deità, creatrice della luce e dissipatrice delle tenebre; espelli dal mio spirito le tenebre dei peccati e dell’ignoranza, e illumina in quest’ora la mia mente, affinché ti preghi secondo il tuo beneplacito, e da te riceva le cose da me richieste.
Abbi inoltre misericordia di me grande peccatore!

3 - Padre celeste, Dio vero, che il tuo Figlio diletto hai mandato a cercare la pecora smarrita: ho peccato verso il cielo e al tuo cospetto; sollevami come il figliuol prodigo, e rivestimi di quella prima veste che persi attraverso il peccato.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

4 - Figlio di Dio, Dio vero, che dal seno paterno ti umiliasti e per la nostra salvezza prendesti corpo dalla Santa Vergine Maria, fosti crocifisso e sepolto, e sorgesti dai morti, e ascendesti al Padre: ho peccato verso il cielo e al tuo cospetto; ricordati di me così come del Ladrone, quando verrai nel tuo regno.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

5 - Spirito di Dio, Dio vero, che scendesti nel Giordano, e nel Cenacolo, e m’illuminasti con il lavacro del Battesimo: ho peccato verso il cielo e al tuo cospetto; purificami nuovamente col tuo fuoco divino, così come con le lingue di fuoco gli Apostoli.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

6 - Increata Natura: ho peccato contro di te con la mia mente, lo spirito e il mio corpo; per il tuo Santo Nome non ricordarti delle mie antiche iniquità.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

7 - Osservatore di tutte le cose: ho peccato contro di te col pensiero la parola e l’opera: cancella il resoconto dei miei delitti, e scrivi il mio nome nel registro della vita.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

8 - Scrutatore dei pensieri segreti: ho peccato contro di te volontariamente e involontariamente, consciamente e inconsciamente: accorda il perdono a me peccatore, infatti dacché rinacqui a mezzo del lavacro fino al giorno d’oggi ho peccato al cospetto della tua Divinità con i miei sensi e con tutte le membra del corpo.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

9 - O provveditore di tutto, Signore: poni il santo timore di te come custodia ai miei occhi, che non vedano cose sconvenienti; e alle mie orecchie, che non ascoltino discorsi cattivi; e alle mie labbra, perché non proferiscano menzogne; e al mio cuore, perché non mediti il male; e alle mie mani, che non operino l’ingiustizia; e ai miei piedi, che non percorrano la strada dell’iniquità; ma dirigi il loro moto affinché siano in ogni cosa conformi ai tuoi precetti.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

10 - Fuoco ardente, Cristo: accendi nella mia anima il fuoco del tuo amore che riversasti sulla terra; affinché consumi le scorie del mio spirito, e purifichi la mia coscienza, e cancelli i peccati del mio corpo e accenda nel mio cuore la luce della tua sapienza.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

11 - Gesù, sapienza del Padre: dammi sapienza di pensiero e di parola e bontà d’azione al tuo cospetto, sempre: liberami dai cattivi pensieri, parole e opere.

Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

12 - O Signore che vuoi il bene, e dirigi la volontà: non permettere che io proceda secondo i miei desideri; ma guidami ad adempiere la tua volontà, che ama il giusto.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

13 - Re celeste: dammi il tuo regno, giacché ai diligenti ti sei promesso; e rafforza il mio cuore perché aborra dai peccati, e ami te solo, ed esegua la tua volontà.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

14 - O provveditore delle creature: tramite il segno della tua Croce custodisci lo spirito e il mio corpo dal fascino del peccato, dalle tentazioni dei demoni, dagli uomini iniqui, e da tutti i pericoli dell’anima e del corpo.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

15 - Custode di tutte le cose, Cristo: la tua destra mi protegga dì e notte, mentre dimoro in casa e mentre sono in cammino, quando dormo e quando m’alzo; perché io non vacilli .
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

16 - Mio Dio: che apri la tua mano e riempi ogni creatura della tua misericordia, ti raccomando l’anima mia: abbi tu cura e prepara il necessario per lo spirito e per il mio corpo a partire da adesso e fino al secolo futuro.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

17 - Tu che riconduci gli erranti: riconducimi dalle mie cattive consuetudini alle buone abitudini; e imprimi nel mio spirito il tremendo giorno della morte, e il timore dell’inferno, e l’amore per il tuo Regno; affinché io faccia penitenza dei peccati, e operi la giustizia.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

18 - Fonte immortale: fa’ fluire dal mio cuore, come dalla peccatrice, lacrime di penitenza; per lavare i miei peccati prima di andarmene da questo mondo.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

19 - Largitore di misericordia: concedimi che io venga a te attraverso la fede ortodossa, attraverso le buone opere e per la santa comunione del tuo corpo e del tuo sangue.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

20 - Signore benefico: affidami al buon Angelo, perché io renda l’anima mia soavemente, e passi incolume attraverso la malizia dei demoni che stanno sotto il cielo.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

21 - Luce vera, Cristo; rendi il mio spirito degno, che nel giorno della chiamata esso veda festante la luce della tua gloria, e fino al gran giorno del tuo avvento riposi nella speranza dei buoni, nella dimora dei giusti.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

22 - O giusto Giudice: quando sarai venuto con la gloria del Padre a giudicare i vivi e i morti, non entrare in giudizio col tuo servo; ma liberami dal fuoco eterno, e fa’ che io oda la beata chiamata dei giusti al tuo regno celeste.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

23 - Signore misericordioso: abbi misericordia di tutti coloro che credono in te, dei miei e degli estranei, dei noti e degli ignoti,dei vivi e dei morti: concedi anche ai miei nemici ed avversari il perdono per i torti che mi hanno fatto, e convertili dall’ingiustizia che mostrano verso di me, affinché siano anch’essi degni della tua misericordia.
Ed abbi misericordia di queste tue creature, e di me grande peccatore!

24 - Signore gloriosissimo: accogli queste preghiere del tuo servo, e benignamente corrispondi alle mie richieste per l’intercessione della Santa Deipara e di Giovanni Battista e di Santo Stefano protomartire e del nostro San Gregorio l’Illuminatore e dei santi Apostoli e Profeti e Dottori e Martiri e santi Patriarchi ed Eremiti e Vergini e di tutti i tuoi Santi del cielo e della terra.
E a te, santa e indivisibile Trinità, gloria e adorazione nei secoli dei secoli. Amen.

San Nersete Armeno

 

 

Pubblicato in Preghiera ed Iconografia

Dans l’Église le don de Dieu s'unit avec le travail de l'homme. Mais il ne s'agit pas d'une pure invention, d'une création à partir du néant. On l'appelé "la synergie", c'est-à-dire le fusionnement de deux énergies créatrices, qui est comme un sacrement de l'union du divin et de l'humain. Dans la vie ecclésiale on n'invente rien a partir du vide et on re construit pas sur la fantaisie. Mais on laisse à se développer ce qui a été déjà conçu en Esprit et réalisé ou incarné dans la sainteté des générations précédentes. La vraie foi est révélée et héréditée en même temps. Ce principe de l'héritage spirituel est la Tradition. "Essentiellement, la Tradition est la présence ininterrompue de !a vie divine, la présence permanente de l'Esprit Saint" (P.George Florovsky).

L'Esprit vit en transmission. Il s'investit dans les corps matériels, que l’Église considère parfois comme définitifs. Telles sont les sacrements, les formules dogmatiques, le Credo, les décisions principales des Conciles œcuméniques. Mais il y d'autres récipients de l'Esprit comme des formes des célébrations liturgiques, des rites, des canons qui peuvent être changés, "refondus" quand la conscience conciliaire de l’Église exprime la nécessité et l'opportunité de ce changement. Le principe de l'orthodoxie n'est pas vivre dans son passé, mais plutôt avec son passé toujours présent, le passé évangélique et apostolique en tant que signe de la sainteté et de la catholicité vécue de l’Église. Si l’Église est le Corps de Christ, un des "tissu" de ce Corps est fait de la tradition, car "l’Église commence avec la Tradition et la Tradition commence avec l’Église" (P.Dumitru Staniloae).

La parole "Église" ne signifie pas seulement une communauté des croyants. Elle souligne tout d'abord que ces croyants sont unis dans le temps et dans l'éternité, qu'entre leurs histoires personnelles et la Parole révélée il y a aussi une histoire de Dieu, jalonnée par les traces de Sa présence. Dieu est présent parmi tous, "Il n'est pas le Dieu des morts, mais des vivants" (Mt.23,35) - comme il ne l'est pas aussi l’Église de Dieu. En dernier ressort, on peut voir le principe de la Tradition comme un refus de la mort dans la mémoire de la foi ou dans le patrimoine de Dieu, confié aux hommes.

La Tradition, après l’Écriture Sainte est traitée dans la théologie comme une des deux sources de la Révélation. Mais au fond il n'y a qu'une seule source de la foi révélée : Dieu Lui-même qui se fait entendre d'une manière éclatante ou discrète. Or. il y a des "canaux" privilégiés dont nous nous souvenons avec gratitude et avec une certitude pleine de joie et de crainte, quand nous disons que Dieu est venu pour partager avec nous Ses demeures que nous vénérons comme ses vrais "séjours". Le sens de la Tradition provient de notre "accès" à la "résidence" du divin, de la communion au sacré et de notre volonté de rester dans cette communion, de la vivre dans la continuation. On peut dire que la Tradition n'est pas seulement la mémoire du sacré "vécu", mais le sacré qui continue à vivre dans la mémoire, qui "réside" dans notre foi. et cette mémoire croyante crée l'identité même de l’Église.

Le principe de la Tradition est tout d'abord la confiance. On ne soupçonne pas que chaque manifestation de Dieu en dehors de la Bible soit une "fable humaine" et "les dires des vieux". La Parole de Dieu n'est pas limitée par son texte écrit. "Car la Parole est tout près de toi. elle est dans ta bouche et dans ton cœur pour que tu la mette en pratique" (Deut.30.14). La Parole qui était dans le cœur de nos ancêtres est toujours près de nous, portée par le même Esprit. On la "pratique" dans la foi de nos jours comme dans la vie de tous ceux qui nous ont précédé. On l'accepte dans le cœur en tant que le bien précieux que Dieu nous laisse par le travail des autres. On obéit à Sa voix qui nous interpelle par la bouche de la mémoire héréditée...

Spirituellement, l'obéissance à la Tradition se fonde sur l'humilité, sur un certain refus de son propre "moi" qui veut construire et reconstruire le monde à sa propre image et ressemblance. Cette obéissance signifie que nous sommes des fils qui ont des pères, et ces pères ont entendu la Parole avant nous, ils ont "accueilli" et vécu l'Esprit dans leurs prières, leurs pratiques liturgiques, leurs icônes, leurs martyres, leurs moments de grâce. En Église nous vivons toujours ces "moments" qui ne s'interrompent jamais dans la joie et l'abondance de l'Esprit. La Tradition est la joie de vivre ensemble la foi commune des vivants et des morts ou la communion des saints. Tous les chrétiens étaient appelés saints dans l’Église primitive. Nous savons que nous ne sommes pas des saints, mais nous vivons la sainteté de la foi de nos pères, la foi empreinte de leurs prières, de leur vie en Dieu. Chaque prière de l’Église, dit un saint russe, est comme "chargée" de l'expérience vécue.

On dit que des traditions diverses divisent les familles chrétiennes. Mais il n'est pas moins vrai que les prétentions à l'absence de la tradition, les révoltes contre la "lourdeur" du passé, les divisent encore plus. Car la foi "pure", sans aucun élément humain, n'est qu'une utopie. Même dans les communautés dites "fondamentalistes" qui ne veulent rien entendre en dehors de la lettre de l’Écriture, on n'invente pas les formes de la célébration chaque jour à nouveau. L'absence de la tradition ne proclame rien d'autre que la tradition appauvrie ou la tradition-marâtre, pas la mère.

Les orthodoxes considèrent avec une certaine tristesse la tentation de cet appauvrissement qui se répand dans le christianisme occidental. Il est bon et juste de se tourner chaque jour vers l’Évangile, de le faire se réveiller à nouveau dans le cœur, mais est-il juste de faire semblant qu'entre nous et l’Écriture il y ait un vide total, un désert spirituel? La foi vivante affirme que le Christ est venu sur la terre pour me sauver, mais cette foi n'oublie pas qu'il est venu aussi pour sauver les autres et tout ce qu'ils ont fait pour créer une "demeure" de Christ dans leur vie et dans leurs cœurs reste aussi notre talent que nous sommes appelés à multiplier.

Les traditions divisent, mais le vrai dialogue œcuménique ne peut continuer que sur cette base que la Tradition participe à la constitution de notre foi. Prenons le problème le plus douloureux qui divise les catholiques et les orthodoxes concerne le rôle de l'évêque de Rome. Mais tous deux au moins sont d'accord que l'évêque de Rome existe en tant qu'évêque. Ils sont aussi d'accord - au moins en principe - que cet évêque doit avoir une certaine primauté. Primauté seulement d'honneur, plutôt symbolique, insiste l'orthodoxie. Primauté de la juridiction immédiate sur tous les fidèles, affirme le catholicisme. Mais au sein du mystère de l’Église dont la lumière provient de l’Évangile et du siècle apostolique que signifient en fin de compte "l'honneur" ou "la juridiction immédiate"? Ce sont les paroles dont l'histoire a congelé le sens. Pour les décongeler, pour fondre leurs coquilles, il faut chercher le feu de la foi commune, dans la communion des saints ininterrompue, qui est pour nous est celle du premier millénaire. Mais en dehors de la Tradition cela ne serait qu'une recherche dans le désert de notre subjectivité.

Il est vrai que l'orthodoxie peut souffrir de la maladie inverse, la confusion entre les traditions pieuses "des vieux" et la Tradition comme artère de la foi vivante. Et ces petites traditions locales et "trop humaines" peuvent devenir tellement pesantes, qu'elles menacent parfois de nous couper même de la source de la foi qui est l’Évangile. Ce danger existe, il ne faut pas le dissimuler par quelque "triomphalisme" traditionaliste. Mais le remède pour guérir cette maladie se trouve toujours dans la Tradition même. Il n'est qu'à trouver à nouveau sa source initiale, cette "source d'eau jaillissant en vie éternelle" (Gv.4,10).

Vladimir Zielinsky

 

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Domenica, 28 Gennaio 2018 14:30

Meditazione Rm 8.12-27 (Vladimir Zelinskij)

La fede è il modo di conoscere le cose che non si vedono. E noi le conosciamo insieme e questa conoscenza condivisa ci porta alla grande speranza dell’unità nella fede.

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Aggiunti altri sedici santi nel menologio della Chiesa ortodossa russa. La notizia è stata diffusa con risalto sui siti in rete del Patriarcato di Mosca e del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne.

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Sabato, 01 Aprile 2017 01:46

I cestini di Pasqua nella tradizione ortodossa

Una famiglia che porta a benedire in chiesa un cestino di Pasqua scoprirà di avere ricevuto una grazia particolare, che va al di là della semplice preghiera di benedizione del cibo...

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Per dodici anni, dal giorno della sua professione monastica avvenuta nel marzo 1932, fino all'arresto e alla deportazione al campo di concentramento di Ravensbruck dove troverà la morte nelle camere a gas, vivrà un'esistenza singolare per una monaca.

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Il Conciclio Panortodosso. Si può dimenticare un concilio locale perché le sue decisioni riguardano la vita interna di una sola Chiesa, mentre un Concilio di tutte Chiese ortodosse non può essere né dimenticato né emarginato.

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L'Etiopia ha saputo assimilare nel corso dei secoli l'eredità delle correnti più diverse del mondo cristiano per trasformarle secondo il genio suo proprio, quello dell'Africa dell'Alto Nilo e dei Grandi Laghi, proprio là dove per la prima volta sembra essersi destata l'umanità.

Pubblicato in Chiese Cristiane
Martedì, 01 Novembre 2016 10:53

La gente che Dio si è scelto (Vladimir Zelinskij)

Il Cristo comune nasce nel dolore della divisione, ma anche nella gioia dell’incontro improvviso, in questa semioscurità della chiesa dei tempi antichi in cui si riunivano i primi cristiani, per ascoltare la Buona Novella destinata al popolo che Dio si era scelto.

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