Vita nello Spirito

Domenica, 10 Gennaio 2016 10:47

Il Signore del tempo nuovo (Giovanni Vannucci)

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L'attesa dell'umanità del Cristo è l'atto di fede necessario, perché l'umanità viva nella sua essenza e superi i piani dell'esistenza nella realizzazione della suprema conoscenza. Ciò è possibile cambiando del tutto la consueta direzione mentale per vivere il Tempo nuovo portato da Gesù.

Dopo aver letto nella Sinagoga il testo di Isaia: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; mi ha consacrato e inviato ad annunziare ai poveri un lieto messaggio, a proclamare la liberazione ai prigionieri, a dare la vista ai ciechi; a rompere le catene degli oppressi, ad annunciare un anno di grazia divina», Gesù disse: «Oggi questa Scrittura si è adempiuta» (cfr. Lc 4, 14-21).
Riconsegnando il rotolo del brano letto all'inserviente, Gesù volle significare che un mondo ormai veniva collocato negli scaffali del passato e un altro nuovo si apriva, e avrebbe avuto altre immagini, altri impulsi di coscienza, altri libri. L'èra della Giustizia finiva e sorgeva quella dell'Amore.
L'Atteso non cavalca il destriero di battaglia del Messia Re del suo popolo, ma lo scandalo. Il Signore dei Signori non sarà il trionfatore assiso sul trono per giudicare i vinti; il suo Regno si apre agli umili; in esso gli ultimi saranno i primi; il vitello grasso rifiutato al figlio giusto sarà ucciso per il figliol prodigo; gli invitati al pranzo nuziale saranno esclusi, i mendicanti accolti; l'operaio che lavora un'ora avrà lo stesso salario di quelli che hanno lavorato otto ore; le novantanove pecorelle fedeli saranno abbandonate per la pecorella smarrita; le meretrici precederanno i virtuosi nel Regno.
Il mito della Giustizia razionalizzato esige dei rendiconti accurati sul presente e sul passato; il mito della Gerarchia, al tempo di Cristo, era impersonato dal guerriero che, capo delle legioni o dittatore, fa e disfa le leggi, punisce secondo il suo arbitrio. La giustizia è niente senza il giudice; il giudice non conta niente senza il soldato.
Alla giustizia il Figlio sostituisce il perdono e il comandamento di non giudicare; all'elezione del più forte sostituisce l'elezione del più umile, del più ignorato, del servo di tutti. Se l'amore non è il capovolgimento della giustizia umana e della lotta per il potere, cosa potrebbe mai essere?
L'Atteso percorre le strade a piedi, vestito poveramente, attraversa le città e le campagne per avvicinare tutti gli uomini, i giusti e i peccatori, i sani e gli ammalati, gli oppressi e gli oppressori, i sazi e gli affamati, ma le sue preferenze saranno sempre per i peccatori, gli affranti, i poveri.
Rifiuta i riti quando fanno dimenticare l'uomo, respinge la violenza, tutta la sua personalità è protesa ad aiutare, salvare, guarire, liberare a prezzo di tutto, anche della propria vita; agli uomini del Tempo nuovo addita qualcosa di inconcepibile, di impossibile: la morte a se stessi per vivere negli altri in una libera espansione d'amore.
Così Cristo si presentò nella Sinagoga come il depositario, l'eletto dello Spirito nuovo. In ogni tempo e in ogni luogo gli uomini guardarono a un sublime ideale umano e divino che compisse le più alte aspirazioni della loro coscienza e della loro squisita capacità d'intuizione; guardarono verso un'incarnazione di verità e di amore che rendesse possibile una trasformazione dell'uomo nella realtà dell'immagine divina che è il vero volto dell'uomo.
Dall'Oriente ci giungono delle illuminazioni quasi preannuncio della realtà della nuova coscienza umana che nasceva con Cristo. «Amatevi e il volto della terra sarà cambiato». «Esiste un sacrificio più accetto di quello del latte, dell'olio, del miele: la compassione e l'amore». «Riconosci la bontà di chi t'ingiuria, se non ti percuote; se ti percuote, ringrazialo di non averti ucciso; se ti uccide, glorificalo nell'Eterno perché ti ha aperto le porte della salvezza».
Cristo è il Signore di un nuovo Tempo, l'Annunciatore del culto in Spirito e in Verità, il secondo Adamo, l'essenza e l'immanenza del Creatore nella creatura. Non porta un nuovo culto, ma la più sconvolgente rivoluzione nella coscienza umana che, per essa, cessa di essere legata alla carne e al sangue e assurge alla figliolanza divina.
In ogni uomo è immanente un atomo dell'infinita realtà di Cristo, una particella della sua Luce sconfinata: «Egli è la Luce che necessita a ogni uomo che viene in questo mondo» (cfr. Gv 1, 9).
Particella di Luce che costituisce il fulcro della coscienza spirituale di ogni uomo, e che dà a ognuno la possibilità e la capacità di essere assunto e attuato nell'essenza divina. Particella di Luce che costituisce il vero io eterno di ogni individuo umano. Particella di Luce che riguarda quel principio di vita che ognuno è libero di attuare o no, con la conseguenza che chi lo attua sarà vivo, confermato nella sua essenza divina, nella perennità della sua esistenza separata, nella santità e nell'immortalità della sua anima fusa in una unitarietà mistica, la comunione dei santi. Chi non attuerà quel principio, chi lo soffocherà con la ribellione e l'ignoranza volontaria, con la crudeltà egoistica, sarà morto.
Cristo si pone come punto discriminante dell'umanità: «Chi crede in me, anche se è morto vivrà» (Gv 11, 25). Credere in Cristo è abbandonarsi alle sue energie fecondatrici, è aprire la nostra piccola coscienza nella sua infinita e divina coscienza. La scintilla della Luce nei singoli uomini, che si illumina dell'infinita Luce del Verbo eterno, vivrà anche se il corpo che l'ospitava è cenere da millenni.
L'attesa dell'umanità del Cristo è l'atto di fede necessario, perché l'umanità viva nella sua essenza e superi i piani dell'esistenza nella realizzazione della suprema conoscenza. Ciò è possibile cambiando del tutto la consueta direzione mentale per vivere il Tempo nuovo portato da Gesù.
Quando Cristo è in noi e noi in Lui, celebriamo ogni ora le nozze con la Luce infinita. E possiamo sperimentare che la sua Luce è giudizio della nostra colpevole personalità, è spezzamento di tutte le catene: luce per gli occhi spenti, udito per le sordità interiori; movimento per gli arti paralitici, vita per chi giace nella morte.

Giovanni Vannucci

(in La Vita senza fine, ed. CENS, Milano 1985, pp. 115-118)

 

Letto 2646 volte Ultima modifica il Domenica, 10 Gennaio 2016 11:09
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

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