Vita nello Spirito

Venerdì, 17 Agosto 2018 23:21

Quando l’intelligenza va in vacanza (Luciano Sandrin)

Vota questo articolo
(0 Voti)

Non è vero che solo gli stupidi commettono sciocchezze: questa e lo tesi che lo psicologo e accademico italiano, Paolo Legrenzi, svolge, con una narrazione scientificamente fondata e allo stesso tempo gradevole, nei libro: Non occorre essere stupidi per fare sciocchezze.

La sciocchezza fa parte della nostra vita e ha un suo fascino “perché mostra come la nostra vera forza consista proprio nei modi con cui sappiamo affrontare le conseguenze delle nostre debolezze, dei nostri cedimenti, delle cadute di fronte a fuorvianti tentazioni”. La sciocchezza è quell'azione di cui ci pentiamo un po' tardivamente, e che ci fa dire: ma come ho fatto a comportarmi così? Però, più che sentirci in colpa per ciò che abbiamo fatto, ci vergogniamo di essere stati così stupidi per la figura che abbiamo fatto.
Sarebbe troppo facile affermare che tendono a compiere sciocchezze le persone che ottengono punteggi bassi nei test di intelligenza. “Oggi”, sintetizza il nostro Autore, “abbiamo alle spalle settantanni di studi dotti e dettagliati su come funziona l'intelligenza e sulle tecniche per misurarla. E sappiamo per certo che anche le persone classificate dagli psicologi come intelligenti fanno sciocchezze”.
È molto probabile che a riesaminare il comportamento di Bill Clinton, presidente americano, con una giovane stagista, col senno di poi ci scappi un bel "che sciocco!".

Storia di una scappatella

La vicenda - per Legrenzi - è un caso-tipico che illustra bene il tema trattato. Si tratta di una vera e propria sciocchezza compiuta da una persona intelligente, che ha frequentato una celebre università nella quale non si entra se non si ha un quoziente intellettivo alto. Come mai allora, proprio all'apice del successo, quando i suoi comportamenti, anche per motivi di sicurezza, erano osservati e registrati, pensò di fare all'interno della Casa Bianca quello che ha fatto con una giovane donna che non conosceva sufficientemente bene per potersi fidare della sua riservatezza? Non temeva di venire scoperto? Oppure aveva deciso di non pensarci? Non è facile rispondere, ma in sostanza - riassume il nostro psicologo - “non aveva valutato correttamente il rischio al quale andava incontro”.
A dire il vero il nostro protagonista aveva avuto altre storie. Ma, fino a quel momento, l'aveva passata liscia. E si può pensare che, nella sua mente, tutto ciò gli desse la sicurezza che anche quest'ultima non sarebbe stata diversa dalle altre, forte del fatto che "il passato è un buon indice per predire il futuro".
Del resto altre "scappatelle" erano state perdonate dall'opinione pubblica ad altri presidenti. Nel fare ciò che ha fatto era anche lui condizionato dal fenomeno del wishful thinking, cioè del pensiero desiderante e potremmo dire ottimistico, per cui è facile scambiare per realtà quelli che sono i nostri desideri.
Nell'episodio in questione ha giocato anche la sottovalutazione delle nuove tecnologie che mantengono "traccia della verità", e non dimenticano. Certamente il presidente non pensava che la stagista raccontasse tutto a un'amica che registrava tutto. E tanto meno sospettava che conservasse gelosamente "tracce biologiche" compromettenti.

Stupidità e sfortuna

Alle origini della storia, comune a tante storie simili, c'è la tendenza a trascurare una prospettiva temporale più ampia. Troppo tardi ci accorgiamo della sproporzione tra un godimento temporaneo e il benessere futuro, che è stato intaccato scegliendo il primo. C'è una specie di conflitto di interesse tra i piaceri a breve e quelli a lungo termine. E non sempre, nella scelta dei primi, si fa un'attenta analisi dei costi-benefici. Si è mossi da un inconsapevole carpe diem nel cogliere il piacere dell'attimo fuggente. Quando diventiamo consapevoli della sciocchezza, la frittata è già stata fatta.
A dire il vero spesso si sopravvaluta la stupidità di chi ha commesso una sciocchezza dalle conseguenze negative e si ignora la stessa sciocchezza che non ha avuto le stesse conseguenze. “Una persona intelligente”, ammonisce l'Autore, “può compiere una sciocchezza e, a posteriori, apparire stupida, spesso però, rispetto ad altri, è stata solo meno fortunata”.
Altri hanno compiuto le stesse sciocchezze e l'hanno fatta franca.
A stupidità compiuta, per ridurre i danni, il miglior consiglio è non badarci. Ci sono "costi" delle nostre sciocchezze che dobbiamo semplicemente accettare, cercare di dimenticare e andare avanti.
Come il nostro personaggio, anche noi saremo ricordati non solo per le nostre sciocchezze ma soprattutto per ciò che di buono avremo fatto.

Luciano Sandrin

(tratto da Missione e Salute, n. 1, 2016, p. 66)

 

Letto 1486 volte
Fausto Ferrari

Religioso Marista
Area Formazione ed Area Ecumene; Rubriche Dialoghi, Conoscere l'Ebraismo, Schegge, Input

Search