Formazione Religiosa

Teologia (242)

Credere in Dio vuoi dire accettare la sua parola e la sua volontà in qualunque modo si manifesti. Questa sottomissione a Dio, analoga a quella perfetta di Cristo, viene chiamata, nel linguaggio cristiano, «fede», e implica un’obbedienza risoluta alla parola di Dio.
Testi significativi a questo riguardo li troviamo in Genesi 3 e 12 e poi distribuiti negli altri libri del Pentateuco, in specie nell’approfondita riflessione sull’alleanza e la promessa di Dio nel Deuteronomio.
 Solo le nostre relazioni con gli uomini danno ai concetti teologici l’unico significato che essi comportano.
L’impostazione del Metz apriva una specie di prateria nella riflessione teologica, perché, senza dimenticare che c’è una fine dell’esistenza umana, tutto questo veniva inserito nel contesto più ampio del senso stesso della vita, a partire dalla sua esistenza terrena, che ha in sé valenza escatologica.
L’appellativo «cristiano» deriva da Cristo, e il cristiano è colui che segue in tutto Gesù Cristo. La vita cristiana si basa perciò sulla decisione fondamentale e irrevocabile di aderire a Cristo, di seguirlo e imitarlo.
Lo scopo di questa riflessione è quello di provare a chiarire, senza alcuna pretesa di sistematicità, almeno qualche tratto essenziale dell'esperienza del credere, che vorrei considerare non tanto come una rappresentazione che asserisce l'esistenza di ciò che è invisibile...
Domenica, 29 Maggio 2011 18:08

Tempo pasquale (Daniele Gianotti)

La "redenzione" pasquale si presenta non solo come rimedio alle deficienze di un'umanità e di una creazione segnate dal peccato, ma prima ancora quale compimento del disegno originario di Dio. I battezzati e le comunità cristiane sono chiamati ad entrare nel dinamismo pasquale per annunciare al mondo la risurrezione.
Oltre ad una moderata crescita cattolica, l'unico ceppo cristiano in formidabile espansione a livello mondiale è quello neoprotestante.
Mercoledì, 27 Aprile 2011 21:51

Figli di Dio e figli del mondo (Marco Galloni)

Il tema riproposto dal teologo Vito Mancuso è stato: “Figli di chi?”. La domanda ha avuto tre possibili risposte. La prima è che siamo figli di altri uomini, la seconda che siamo figli del mondo, la terza che siamo figli di Dio.
È sotto gli occhi di tutti una tensione tra cristianesimo consolidato e cristianesimo spirituale. I più illustri teologi cattolici e ortodossi del Novecento hanno subito condanne e persecuzioni da parte della Chiesa istituzionale. La Chiesa Ortodossa russa ha beatificato lo zar, ma non Pavel Florenskij. La gerarchia cattolica ha condannato in blocco la teologia della liberazione e i teologi più sensibili al dialogo interreligioso...
Grazie alla fede in Cristo e allo Spirito Santo, il cristiano accede alla dignità di figlio di Dio. Questa comunione di vita con Dio in Cristo è già la vita eterna presente in lui. E’ quindi suo compito conservare e sviluppare questo dono che gli è stato affidato, fino alla fine.
Vescovi, teologi ed economisti si interrogano sulla coscienza che la chiesa ha di sé e sul suo rapporto con la società. E chiedono il coraggio dell'apertura, del dialogo e della vicinanza.

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