Se è vero che la violenza è presente in ciascuno di noi, per avere maggiori possibilità di reagire a quella che si manifesta nella società, occorre per prima cosa prendere coscienza di quella che ci si porta dentro.
Ma che cos'è questo stress di cui tanto si parla? Sostanzialmente si tratta di un adattamento "forzato" dell'organismo (e della mente) a sollecitazioni particolarmente forti ed intense che provengono dall'ambiente esterno.
Non vi è nulla di anormale nel sentirsi tristi quando un figlio ci lascia, perché ciò significa che ci si trova a superare una nuova tappa, quella della separazione, che implica inevitabilmente una sensazione di perdita.
La paura di vivere è tale perché si è sempre tentati di fuggire dalla realtà contingente e non si ha mai il tempo per fermarsi un po' a riflettere, per comprendere veramente quello che siamo...
La posizione di colui che si pone nel giusto mezzo, che tiene conto dell’aspetto complesso delle cose e rifiuta il gioco manicheo, della divisione netta tra bene e male, spesso è molto scomoda.
La realtà è che il taglio del cordone ombelicale è doloroso, provoca sensi di colpa scombussola, fa perdere l’equilibrio. Questo passaggio è necessario se non si vuole rimanere eterni bambini sul piano psicologico.
Le religioni incoraggiano il perdono. Desiderarlo e realizzarlo, non può che essere positivo. Ma il rischio che si corre è di accelerare troppo il processo, saltando le tappe attraverso le quali è indispensabile passare.
Nonostante la buona volontà ed i migliori propositi, le relazioni con "l’altro" possono essere difficoltose ed offuscate da problemi in grado di condizionare anche lo stare insieme sereno e costruttivo.
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