Prima di cercare di capire la parabola del seminatore, narrata in Mt 13, 1-23, sono necessarie alcune delucidazioni sopra i suoi vocaboli chiave: Gesù da una barca parla alla folla, che l’ascolta sulla riva del mare; parla in parabole; parla di un seme gettato nel terreno, di quattro specie di terreno; nella spiegazione che dà della parabola il seme è identificato all’uomo che ascolta o non ascolta.
L’Avvento, tempo qualitativo di preparazione alla nascita in noi della Parola Eterna, si apre con le parole gravi e ammonitrici di Cristo: il diluvio era imminente, mille segni lo preannunciavano, gli uomini continuavano a vivere la loro distratta esistenza, solo Noè e i suoi figli furono attenti e si salvarono.
Il nostro impegno qui sulla terra è di tessere vigorosamente, generosamente, in un amore sconfinato, questo nostro corpo sottile che andrà oltre, lasciando poi alla terra il piccolo corpo, che una volta deposto in essa farà il suo cammino: si scomporrà nei suoi elementi biochimici, entrerà a far parte di altre esistenze e di altre forme. Ma l’Io eterno che è in noi e che ci viene da Dio andrà oltre.
«Senza stancarsi» è la debole e vaga traduzione di un’espressione greca che significa l’abbandono delle armi fatto da un soldato ignavo durante il combattimento; potremmo rendere meglio il testo originale traducendo «senza abbandonare le armi», «senza disertare»; l’esaudimento della preghiera dipende dalla difficoltà inerente al cammino della preghiera.
La parte più giusta è quella scelta da Maria che, nonostante il grande indaffararsi della sorella Marta, rimane ferma ai piedi di Gesù e ne ascolta le parole. E Marta si lamenta. E Cristo le dice: una cosa sola è necessaria all’uomo, e Maria ha scelto la parte più giusta.
La festa della Santissima Trinità potrebbe essere definita come la rivelazione di Dio, dell’uomo e di quanto può nascere quando la mente vive immersa nelle profondità del mistero trinitario.
La domenica delle Palme è l’irruzione pacifica della Gerusalemme celeste, il centro della Pace e della Comunione, nella Gerusalemme terrena, violenta e ribelle.
I simboli della Natività
di Giovanni Vannucci
Il Regno di cui Cristo è il Re è una conquista interiore che si effettua nella carne e che, mediante il tempo, si afferma nell’eternità. La lotta per il Regno è tutta qui, come il Giudizio del Re Giudice è tutto qui!
Non è il fatto che l’uomo ascenda a Dio che è importante, bensì quello che Dio discenda nell’uomo. Se l’uomo ascende a Dio, vedi tutti i genii religiosi di prima e dopo Cristo, Dio diventa simile all’uomo...