La meditazione elrediana dell'umanità di Cristo mentre conduce colui che medita a seguire e ad imitare Gesù, produce una trasformazione interiore: gli avvenimenti della vita del Cristo si interiorizzano: siamo condotti a vivere l'incarnazione del Figlio di Dio in noi stessi.
Dag Hjalmar Agne Carl Hammarskjöld (Jönköping, Svezia, 29 luglio 1905 - Ndola, Zambia, 18 settembre 1961), politico svedese, il 7 Aprile 1953 viene eletto all'unanimità alla carica di Segretario generale dell'ONU, carica nella quale viene riconfermato nel 1957 allo scadere del mandato.
Le persone con una malattia cronica devono sempre confrontarsi con limitazioni fisiche. Come affrontare allora i cambiamenti che la malattia impone sul piano fisico, psicologico e sociale? Come trovare nuovi equilibri che consentano di continuare a vivere al meglio?
Insegnare, nell’indistinta massa semiotica del presente, a cercare una parola inobliata (venuta dal passato) che doni dignità e sottragga noi uomini alla morsa dell’abbandono. Trovare infine, non per tenere ma per comunicare.
L'attesa dell'umanità del Cristo è l'atto di fede necessario, perché l'umanità viva nella sua essenza e superi i piani dell'esistenza nella realizzazione della suprema conoscenza. Ciò è possibile cambiando del tutto la consueta direzione mentale per vivere il Tempo nuovo portato da Gesù.
Quando s'affaccia sull'al di là l'uomo tocca il culmine del suo dramma. A ben pensarci, non è la morte in se stessa che lo spaventa: ciò che lo atterrisce è quell'altra porta, che automaticamente gli si apre davanti, e che nasconde le incognite del futuro.
Il primato della vita teologale proposto a tutti i battezzati scardina un principio che ha regolato la vita ecclesiale di tutto il secondo millennio, la distinzione tra chierici e laici, che riguardava non solo le funzioni, ma la stessa dignità.
Eppure molto di frequente la nostra anima è governata dalla sensazione che, in tutto questo continuo muoversi e agitarsi da un capo all'altro della città, da una parte all'altra del Paese, non si arrivi mai da nessuna parte. Ci si muove, ma senza meta.
«I nostri contemporanei si emozionano molto, ma non sanno più sentire. Essi sono sempre più agitati e meno sensibili». Abbandonano «le emozioni calme a vantaggio delle emozioni-shock, di esperienze violente» (Lacroix).